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Dal Viminale alla Farnesina, Alfano ministro degli Esteri

12 dicembre 2016 | 19.24
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(Fotogramma)
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La scommessa è iniziata il 16 novembre del 2013, quando ha avuto il coraggio di rompere in modo traumatico con Silvio Berlusconi e di non seguirlo nel ritorno a Forza Italia, continuando poi ad appoggiare il governo di Enrico Letta. Dopo la scissione l'ex delfino azzurro (segretario del Pdl per due anni), dunque, rientra a palazzo Chigi come leader del suo nuovo partito, l'Ncd, e nella stanza dei bottoni ci rimane anche con Matteo Renzi che si insedia il 22 febbraio 2014, dove mantiene la carica di ministro dell'Interno.

Ora Angelino Alfano, dopo la vittoria del No al referendum che ha portato alle dimissioni del governo Renzi, lascia il Viminale e si trasferisce alla Farnesina. Gentiloni infatti lo ha indicato come suo successore al ministero degli Esteri.

Alfano esordisce in politica nel 1996, quando a soli 26 anni viene eletto deputato dell'Assemblea regionale siciliana con 8.975 preferenze. Figlio d'arte - il padre, Dc, ebbe vari incarichi al Comune di Agrigento - laureato in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano, approda in Parlamento per la prima volta nel 2001, riconfermato nel 2006, 2008 e poi alle ultime elezioni.

Coordinatore di Forza Italia in Sicilia nel 2005, nel Berlusconi quater viene nominato ministro della Giustizia, quando lega il suo nome al famoso 'lodo', la legge, poi bocciata dalla Corte costituzionale, che sospende i processi per Capo dello Stato, presidenti delle Camere e presidente del Consiglio. A 37 anni è il più giovane Guardasigilli della storia repubblicana.

Lascia il dicastero di via Arenula nel luglio 2011, perché Berlusconi, dopo le pesanti sconfitte alle amministrative di primavera, lo chiama alla segreteria del Pdl, carica che viene introdotta in quel momento. Gli ultimi suoi atti da Guardasigilli sono l'approvazione del codice antimafia e della semplificazione del processo civile. "Dobbiamo lavorare per un partito degli onesti", dice al momento dell'insediamento, frase che fa il paio con "la mafia ci fa schifo" pronunciata ai microfoni di Rai 2 nel 2005.

"Appartengo - spiegherà poi in un'altra intervista - a una generazione che andava alle elementari quando hanno ucciso Mattarella, alle medie quando hanno ammazzato Dalla Chiesa, all'università quando sono saltati in aria Falcone e Borsellino. Noi abbiamo il marchio a fuoco dell'antimafia''. Parole che possono essere considerate profetiche alla luce dell'incarico di ministro dell'Interno che assume, insieme a quello di vicepremier, il 28 aprile 2013 nel governo Letta. Resterà alla guida del Viminale anche con Renzi, ma perderà la carica di vicepremier. Sposato con l'avvocato Tiziana Miceli, Alfano ha due figli maschi.

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