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Dalla manager di Pantani un libro su crucialità delle relazioni umane, anche ai tempi del Covid

29 ottobre 2020 | 16.06
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Da Gerry Scotti al 'Pirata', passando per Max Biaggi, Piermario Motta e molti altri la manager di big e grandi eventi Manuela Ronchi dice cosa conta davvero

Manuela Ronchi, Ceo di Action Agency accanto alla copertina del suo libro 'Le relazioni non sono pericolose'
Manuela Ronchi, Ceo di Action Agency accanto alla copertina del suo libro 'Le relazioni non sono pericolose'

"Con il coronavirus è cambiato tutto, ma la relazione è ancora più importante". Parola di Manuela Ronchi, imprenditrice e manager che sa bene cosa siano i rapporti umani. Da Gerry Scotti a Pantani, passando per Max Biaggi e Piermario Motta ha dietro le spalle un lungo percorso tutto incentrato sulle pubbliche relazioni che l'ha portata a creare nel 1995 l'Action Agency, una cucina creativa di nuovi linguaggi e comunicazione. Ambiti che le sono particolarmente congeniali data la sua formazione e la laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne. Basi per lei da cui partire, come ha fatto, per curare le relazioni con gli altri e renderle tanto centrali per la sua vita lavorativa e personale da farle scrivere, in piena pandemia, il libro 'Le relazioni non sono pericolose. L'importanza dell'incontro all'epoca dei social', edito da Gribaudo. Un testo, scritto a quattro mani con la giornalista Simona Recanatini, con la prefazione dell’amico Federico Buffa, noto giornalista e telecronista sportivo italiano.

"Il periodo di quarantena ci ha fatto capire che il digitale ci permette di restare connessi - scrive la ceo di Action Agency - ma tra lo stare connessi e comunicare c’è una grande differenza. La tecnologia è un mezzo che ci deve aiutare a risolvere un problema quando c’è, ma non deve sostituirsi alla relazione umana", suggerisce. "Oggi più che mai vivrà e resisterà chi ha davvero dei contenuti. Il mondo che ci siamo creati prima del coronavirus, dove sembrava che fosse figo chi ha più soldi o più follower, è crollato. Oggi devono contare di più la qualità e il contenuto, non il contenitore. Quegli eventi mirabolanti che cercano di coprire la mancanza di contenuto con gli orpelli e i fuochi d’artificio non si faranno più, a favore di quelli dove c’è davvero qualcosa da dire e da comunicare".

"Fino a ieri - osserva l'autrice - abbiamo 'mascherato' con degli stratagemmi chi non aveva nulla da dire. Chi pensava che bastasse l’esteriorità per avere un ruolo, anche se non si aveva niente da dire, si era illuso. Leggere, documentarsi, avere dei contenuti, avere un'autenticità: questo fa la differenza. Oggi più che mai. L’uomo per cambiare - è il suo pensiero - ha bisogno di prendere paura. Non siamo noi che dobbiamo salvare la Terra, siamo noi che dobbiamo salvarci dalla Terra! Questo coronavirus - spiega quindi la manager - potrebbe essere visto come la reazione del pianeta che si è davvero stufato dei suoi abitanti che non l’hanno saputo rispettare".

Manuela Ronchi, sebbene viva da anni nel mondo dello showbiz, crede e coltiva l'autenticità e l'umanità nei rapporti: "Se mi volto indietro devo dire che ho avuto il privilegio di conoscere persone straordinarie. Dal mio punto di vista, però, il vero privilegio consiste nell’arricchimento personale che questi incontri mi hanno lasciato e non il poter dire 'ho lavorato con Gerry Scotti e sono stata la manager di Marco Pantani'. Doveroso aggiungere che non tutti i miei incontri professionali sono stati positivi: anzi, alcuni si sono poi rivelati densi di sfaccettature false o negative. Ma questa è la vita", dice. "Non posso non mettere in evidenza - rivela - che quello con Marco Pantani è stato l’incontro che ha sconvolto in tutti i sensi la mia vita. Sono passati più o meno vent’anni da quando mi chiamò per diventare la sua manager e da quando ha voluto che, in un mondo decisamente maschilista come è quello del ciclismo, fosse una donna a gestire lui stesso e poi addirittura una squadra di corridori. Decisamente avanti, vero?".

Fra ricordi, aneddoti, consigli e strategie, 'Le relazioni non sono pericolose' è a metà strada fra il racconto di una carriera e un manuale pensato per chi vuole 'fare pubbliche relazioni', lavorare nel mondo della comunicazione o semplicemente capirlo meglio. Ma il capitolo dedicato a Marco Pantani, come non manca di sottolineare l'autrice, è davvero un 'pezzo a parte'. È quello che le ha cambiato la vita e il suo modo di intendere le relazioni, insegnandole (e insegnandoci) che le relazioni vincono su tutto. La fortuna che ha avuto l’autrice nel conoscere "quel" Pantani ed essere la sua guida le ha fatto scoprire il segreto del perché il Pirata è e resterà immortale. Gli aneddoti che racconta, alcuni per la prima volta, servono per far sapere a tutti i tesori preziosi che questa relazione le ha lasciato: il coraggio e la coerenza.

Dopo i fatti di Madonna di Campiglio la stampa non era a favore di Marco, ma l’autrice è convinta che rifarebbe esattamente tutto quello che ha fatto e gestirebbe altri cento, mille Pantani nonostante tutto quello che le è successo e nonostante l’intensità di quel rapporto e di quella situazione. Il perché è semplice da spiegare, secondo lei: "Avere il coraggio di fare delle scelte e soprattutto essere coerenti e non tradire, come ha sempre fatto lui, a costo di rimetterci la vita, denota secondo me che la fiducia è davvero al centro di ogni relazione umana".

(di Veronica Marino)

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