Una buona notizia per le foreste indonesiane, habitat di specie come la tigre di Sumatra e l'orango del Borneo, messe a dura prova dalla deforestazione causata dalle piantagioni di olio di palma. In seguito alle indagini di Greenpeace e alla pressione dell'opinione pubblica, la multinazionale statunitense Procter and Gamble (P&G) ha annunciato ieri una nuova politica per controllare l'origine dell'olio di palma e dei derivati che utilizza per i propri prodotti. Lo rende noto l'associazione ambientalista in un comunicato.
P&G, che produce beni di largo consumo per la cura della persona e della casa, sottolinea Greenpeace, ha dichiarato che adotterà misure per eliminare la distruzione delle foreste entro il 2020 dalle proprie filiere.
Inoltre garantirà la completa tracciabilità della materia prima, e andrà oltre i criteri dello schema di certificazione Roundtable on Sustainable Palm Oil (Rspo), di cui fa parte, promettendo la protezione delle torbiere e altre categorie di foreste che la certificazione non contempla, oltre al rispetto dei diritti delle comunità locali.
''Questo impegno è senza dubbio un passo avanti per la protezione delle foreste indonesiane e le comunità che da esse dipendono, ma è meno ambizioso di quanto ci saremmo aspettati quanto ai tempi di implementazione che la multinazionale stima di sei anni'', afferma Esperanza Mora, campagna Foreste di Greenpeace Italia.
''Chiediamo quindi a P&G -sottolinea Mora- di agire con urgenza per evitare, ad esempio, che fornitori controversi come Musim Mas e Klk possano continuare a convertire foreste primarie in piantagioni di olio di palma''.
L'annuncio segue quello di altri grandi marchi internazionali come Colgate-Palmolive, Nestlé, L'Oréal, Unilever, Mars e l'italiana Ferrero che hanno dimostrato come sia possibile cambiare rotta nel settore ed evitare di distruggere ecosistemi preziosi come le foreste del Sudest asiatico.