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Dalla pedofilia alla violenza sulle donne, il dolore del mondo nella Via Crucis

07 aprile 2017 | 19.21
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Dalla pedofilia alla violenza sulle donne, il dolore del mondo nella Via Crucis

Dalla piaga della pedofilia alla violenza sulle donne, e ancora l'indifferenza verso i poveri e gli ultimi della terra, la "follia dei torturati e di chi li comanda". E' un mondo nel quale "c'è molto da piangere" quello che viene fotografato nelle meditazioni di Anne-Marie Pelletier per la Via Crucis al Colosseo con papa Francesco, Venerdì Santo. Una 'Via Crucis' scritta da una donna laica, biblista, vincitrice del Premio Ratzinger 2014 ma 'non femminista' nel senso in cui i riflettori sono puntati solo sulle donne, ha spiegato all'AdnKronos la stessa autrice delle meditazioni.

La nota biblista, scelta dal Pontefice per le meditazioni della Via Crucis - raccolte in un volumetto edito dalla Libreria Editrice Vaticana - passa in rassegna il dolore del mondo: "Noi affermiamo di essere amici del bene e di volere la vita ma siamo peccatori e complici della morte. Noi ci proclamiamo tuoi discepoli - scrive Pelletier nella preghiera al termine della Prima stazione -, ma prendiamo strade che si perdono lontano dai tuoi pensieri, lontano dalla tua giustizia e dalla tua misericordia. Non abbandonarci alle nostre violenze. Liberaci dal male!".

La biblista analizza la "banalità del male. Sono innumerevoli - scrive nella meditazione della Quarta stazione - gli uomini, le donne, persino i bambini violentati, umiliati, torturati, assassinati, sotto tutti i cieli e in ogni tempo della storia. Senza cercare protezione nella condizione divina che è propria, Gesù si inserisce nel terribile corteo delle sofferenze che l'uomo infligge all'uomo. Conosce l'abbandono degli umiliati e dei più derelitti".

In un mondo dove il male sembrerebbe avere la meglio, c'è la misericordia del Signore che soccorre tutti e ci sono i gesti di umanità e di accoglienza nel quotidiano: "non c'è caduta che possa sottrarci alla tua misericordia; non c'è perdita, non c'è abisso tanto profondo che tu non possa ritrovare chi si è smarrito", scrive Pelletier che ricorda anche "i gesti di bontà, di accoglienza, di dedizione che vengono compiuti ogni giorno in questo mondo. Degnati di riconoscerli - la supplica - come la verità della nostra umanità, che parla più forte di tutti i gesti di rifiuto e di odio. Degnati di benedire gli uomini e le donne di compassione che ti rendono gloria, anche se non sanno ancora pronunciare il tuo nome".

Alla Settima stazione, la biblista, raccontando del pianto che Gesù affida alle figlie di Gerusalemme come opera di compassione, Anne Marie Pelletier osserva: "Non che le lacrime spettino alle donne, come se la loro sorte fosse quella di piangere passive e impotenti, dentro una storia che gli uomini, da soli, sarebbero tenuti a scrivere. Infatti i loro pianti sono anche e, innanzitutto, tutti quelli che esse raccolgono, lontano da ogni sguardo e da ogni celebrazione, in un mondo in cui c'è molto da piangere. Pianto di bambini terrorizzati, dei feriti nei campi di battaglia che invocano una madre, pianto solitario dei malati e dei morenti sulla soglia dell'ignoto. Pianto di smarrimento, che scorre sulla faccia di questo mondo che è stato creato, nel primo giorno, per lacrime di gioia, nella comune esultanza dell'uomo e della donna".

Pelletier ricorda l'esempio di Etty Hillesum, vittima della Shoah, "donna forte d'Israele rimasta in piedi nella tempesta della persecuzione nazista, che difese fino all'ultimo la bontà della vita, ci suggerisce all'orecchio questo segreto che lei intuisce alla fine della sua strada: ci sono lacrime da consolare sul volto di Dio, quando piange sulla miseria dei suoi figli. Nell'inferno che sommerge il mondo, lei osa pregare Dio: 'Cercherò di aiutarti', gli dice. Audacia così femminile e così divina!". L'autrice delle meditazioni invoca "Dio pieno di tenerezza e di pietà" affinchè ci insegni "a non disprezzare le lacrime dei poveri che ci chiedono aiuto. Insegnaci a non passare indifferenti accanto a loro. Insegnaci ad avere il coraggio di piangere con loro".

Nella preghiera all'Ottava stazione, l'invocazione a Dio affinchè ci liberi dal male: "Ti presentiamo anche la follia dei torturatori e di chi li comanda. Essa pure ci lascia senza parole...". Nelle meditazioni, la biblista affronta anche le "sfide del maligno", la "tirannia delle menzogne che ci fanno esaltare i potenti e rincorrere le false glorie". Insidie che non sono che "paglia che il vento disperde, miraggio che svanisce davanti alla Tua verità".

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