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Dalla sicurezza alimentare all’attenzione allo spreco, Kfc 'apre' la sua cucina

10 novembre 2021 | 19.04
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L'iniziativa per mostrare come viene preparato il famoso pollo fritto

Dalla sicurezza alimentare all’attenzione allo spreco, Kfc 'apre' la sua cucina

Qualità della materia prima, controllo della filiera e forte attenzione alla sostenibilità: dall’impegno contro gli sprechi alla cura dei lavoratori. Kfc Italia, con l’iniziativa Colonel’s Kitchen, apre le porte della sua cucina e lo fa dal punto vendita di Roma Happio, per mostrare in modo diretto e trasparente come i prodotti vengono preparati ogni giorno. Il famoso pollo fritto di Kfc ha il suo segreto nella panatura: il pollo, diviso in 9 pezzi e marinato direttamente dal fornitore, viene passato in un mix di farina con 11 erbe e spezie segrete e fritto in speciali friggitrici a pressione. I ristoranti ricevono il mix di erbe e spezie in speciali buste argentate e la ricetta originale autografata del Colonnello è custodita a Louisville, nel Kentucky.

Il pollo di Kentucky Fried Chicken proviene da fornitori europei certificati e regolarmente sottoposti a controlli secondo gli standard dell’Unione Europea. Tali controlli vanno dal benessere degli animali alla loro alimentazione, fino al trasporto della materia prima e alla gestione del pollo all’interno del ristorante. “Noi oggi importiamo tanto di quello che vendiamo nei nostri ristoranti ma non sarà sempre così. Negli anni siamo riusciti a sviluppare una filiera locale che oggi rappresenta circa il 30% dei nostri prodotti. Il pollo ancora non fa parte della fornitura locale ma ci stiamo lavorando” afferma Corrado Cagnola, ad di Kfc Italia.

“Sulla sicurezza alimentare – spiega Cagnola - abbiamo delle procedure che non possiamo rendere flessibili, come per esempio mantenere troppo a lungo ciò che è stato cotto”. Per questo, il pollo, una volta cotto e collocato in appositi contenitori, viene conservato per un periodo prestabilito, che varia da 30 a 90 minuti. Superata quella soglia, il pollo, ancora buono e sicuro ma che non rispetta più gli standard del brand per la vendita al cliente, non viene venduto, ma recuperato. Con il progetto Harvest, Kfc è così la prima azienda della ristorazione veloce in Italia a recuperare le eccedenze alimentari nei suoi ristoranti, donandole, attraverso la rete del Banco Alimentare, ad organizzazioni che aiutano sul territorio le persone in difficoltà.

Sicurezza alimentare e lotta allo spreco ma anche attenzione alla sostenibilità. “Dalla realizzazione dei punti vendita all’efficienza energetica al packaging: affrontiamo il tema ambientale da molti punti di vista” afferma Cagnola che spiega: “Selezioniamo accuratamente i fornitori secondo criteri di sostenibilità; abbiamo abolito l’utilizzo dei coperchi di plastica e delle cannucce già da un paio di anni, riducendo dell’80% l’utilizzo della plastica monouso. Adesso usiamo le cannucce di carta e cucchiaini e contenitori sono biocompostabili”.

Ma sostenibilità vuol dire anche formazione e inclusione delle persone che lavorano. “Tra i progetti per i dipendenti – segnala l’ad – c’è il Women happiness index per misurare il livello di soddisfazione delle donne che lavorano in Kfc. Teniamo molto al tema dell’inclusione, anche perché il 50% del nostro personale è donna. Siamo partiti con questa iniziativa l’anno scorso e il feedback è stato buono: oltre l’80% di soddisfazione ma quest’anno puntiamo più in alto. Ci teniamo molto: il nostro valore sono le persone”.

In Italia Kfc ha aperto il suo primo punto vendita nel 2014 a Roma e ad oggi conta 49 negozi in 13 regioni ma entro la fine dell’anno sono previste altre 12 aperture. Il 2021, dunque, si chiuderà con oltre 60 negozi e si andrà avanti ad un ritmo di 20-25 aperture all’anno per un potenziale stimato per l’Italia di circa 500 ristoranti.

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