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Expo: dallo chef di Obama a quello di Mattarella al Refettorio ambrosiano

19 luglio 2015 | 16.49
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Expo: dallo chef di Obama a quello di Mattarella al Refettorio ambrosiano

Una ventina di chef personali di altrettanti Capi di Stato hanno cucinato oggi a mezzogiorno al Refettorio ambrosiano. La struttura, gestita dalla Caritas ambrosiana, apre solitamente le porte alle persone in difficoltà. Oggi, invece, sedevano ai tavoli un centinaio di residenti del quartiere di Greco, quartiere milanese che ospita la struttura. Gli chef fanno parte di un club esclusivo: per esserne parte, è necessario essere gli chef personali di un Capo di Stato in carica. Una settimana l’anno, il club si riunisce e partecipa a iniziative di solidarietà, come accaduto al Refettorio.I 20 cuochi sono arrivati intorno alle 9 e hanno scoperto al momento, aprendo dispense e frigoriferi, quali ingredienti avrebbero avuto a disposizione: il Refettorio recupera le eccedenze alimentari di Expo.

Monsignor Erminio De Scalzi, delegato della diocesi di Milano per i grandi eventi, spiega che «l'esperienza del Refettorio Ambrosiano non risolve la fame nel mondo, ma sicuramente fa riflettere: fa riflettere sul fatto che c'è chi fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Fa riflettere sui troppi sprechi di cibo. Voglio ringraziare i cuochi che sono venuti oggi a cucinare e che di solito cucinano per i “potenti” del mondo, vorrei ringraziarli uno a uno nella loro lingua. Ma voglio in particolare ringraziare gli abitanti del quartiere di Greco che hanno capito questo progetto e lo stanno sostenendo, perché questo posto è davvero un fiore all'occhiello per Milano».

Secondo Luciano Gualzetti, vice direttore di Caritas Ambrosiana, «la giornata di oggi dimostra che i nostri progetti su questo Refettorio stanno diventando realtà: abbiamo realizzato un luogo aperto ai più poveri, aperto al quartiere, dove tutti quelli che vogliono possono venire a portare il proprio contributo, dai più grandi chef del mondo ai volontari che vivono qui accanto, dove gli abitanti del quartiere possono venire a passare il tempo insieme. Penso che un'esperienza di incontro di questo tipo valga più di mille convegni, è l'antidoto alle paure di invasione, di degrado: se invece organizzi occasioni di condivisione crei relazioni e legami».

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