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Danza, Papaioannou: "Da Fellini ho imparato la leggerezza e lo stupore"

14 febbraio 2023 | 19.16
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Massimo autore della scena contemporanea (regista, coreografo, danzatore, scenografo e costumista, pittore, artista visivo) sarà nella capitale (dal 16 al 19 febbraio) al Teatro Argentina con 'Ink- Play fort two' accanto al giovane performer Suka Horn.

Il regista e coreografo Dimitris Papaioannou accanto a Suka Horn in 'Ink', lo spettacolo in scena al Teatro Argentina di Roma dal 16 al 19 f febbraio - (foto Julian Mommert)
Il regista e coreografo Dimitris Papaioannou accanto a Suka Horn in 'Ink', lo spettacolo in scena al Teatro Argentina di Roma dal 16 al 19 f febbraio - (foto Julian Mommert)

"Adoro il vostro cinema, soprattutto quello dell'Età dell'oro, Pasolini, Antonioni, Fellini, da cui ho imparato la leggerezza, il sorriso, l'umorismo, ma soprattuto lo stupore, mi ha insegnato a osservare il mondo con lo sguardo di un eterno fanciullo". E' quanto ha confessato nel corso di un breve incontro con la stampa Dimitris Papaioannou, massimo autore contemporaneo (regista, coreografo, danzatore, scenografo e costumista, pittore, artista visivo) che sarà nella capitale (dal 16 al 19 febbraio) al Teatro Argentina con 'Ink- Play fort two' accanto al giovane performer Suka Horn.

Sullo sfondo della pièce l'incontro-scontro tra due personalità molto diverse tra loro per età (classe 1964 Papaioannou, classe 1997 Horn). Padre e figlio, il vecchio e il giovane, l'uomo maturo che tenta di 'uccidere' o fungere da guida all'allievo, un dialogo sempre travolto dall'acqua e dalle luci. "Archetipi che ci riportano alla nostra origine - ha spiegato ancora Papaioannou- L'acqua per esempio rappresenta il vitalismo sfrenato contro il quale dobbiamo combattere, per domarlo, arginarlo, come il desiderio, la libido, sempre debordanti e straripanti".

'Ink' (inchiostro), si avvale della musica originale scritta per l'occasione da Kornilios Selamsis. Papaioannou cita nella nuova creazione, tutta in bianco e nero, il cinema horror e le pellicole di fantascienza, in particolare uno dei primi film di Ridley Scott, 'Alien' ('ruba' l'immagine gelatinosa del polipo che ritroveremo nello spettacolo), il grande Andrej Tarkovskij. "La prima volta che lo vidi al cinema rimasi colpito - ha ricordato - Ma non capivo nulla della lingua. Ci accomuna l'ossessione per l'acqua, ma il mio mare è quello della Grecia, solare, mediterraneo".

Ed ha proposito della Grecia ha poi sottolineato ancora Papaioannou, artista in residenza presso Megaron - The Athens Concert Hall: "Il mio Paese, soprattutto gli artisti, ha sofferto durante il lockdown anche perchè eravamo ancora in piena crisi economica. Ma oggi le cose stanno cambiando. Si respira un'aria diversa, meno tetra. Atene, per esempio, è una città vitalissima. Io, però continuo a sentirmi un privilegiato anche se non nascondo che la pandemia ha colpito anche artisti più fortunati come me. Prima i mezzi a disposizione erano sicuri, potevo chiedere quello che desideravo, tutto mi veniva concesso. Il covid ha ristretto i nostri spazi di azione, anche autoriali - ha proseguito - Avevamo meno mezzi, sono ritornato ad un teatro più intimo, con meno interpreti. 'Ink' è partito proprio da questa profonda necessità".

E ha poi aggiunto ritornando a parlare di 'Ink'. "In scena due protagonisti, un padre e un figlio, una maestro e un allievo, due amanti. Un dialogo fatto di conflitti, da cui si generano tensione, amore, energia. Cerco sempre di muovermi all'interno di questi universi, 'guerre' tra individui, inevitabili. Spero, invece, che le guerre, quelle vere, quelle che si stanno svolgendo sui campi di battaglia, siano più semplici da fermare, che si trovi al più presto una soluzione, una via per giungere alla pace".

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