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Data Protection in Europa: la clessidra è stata girata

08 febbraio 2016 | 15.29
LETTURA: 4 minuti

Data Protection in Europa: la clessidra è stata girata

La partita della Data Protection sta per iniziare; o meglio, la sfida che l'Europa ha lanciato ben 24 mesi fa sembra giunta ai blocchi partenza con l'approvazione del testo definitivo nuovo EU General Data Protection Regulation avvenuta da parte del Trilogo (Parlamento, Commissione e Consiglio EU) che ora attende solo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale per divenire operativo. Due anni poi occorreranno agli stati membri per adeguarsi alle nuove disposizioni e rendere gli ordinamenti completamente allineati alle nuovo policies europee.

Impegno arduo, reso ancora più sfidante dallo scenario internazionale in cui è chiamato a svolgersi: questo è quanto è emerso anche dal convengo "La società sorvegliata - I nuovi confini della libertà" organizzato dal Garante privacy in occasione della Giornata europea della protezione dei dati personali, tenutosi il 28 gennaio a Roma presso l'Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari.

Se la velocità con cui i dati vengono prodotti e condivisi a livello planetario e il valore dei singoli dati profilazione dei consumers rappresentano un parametro di cui l’economia globale è chiamata a tenere conto, è altrettanto condiviso il dubbio sulla reale percezione del DIRITTO alla tutela del dato personale da parte di interessati e Titolari del trattamento che, come emerso anche dagli illustri relatori del convegno, non appaiono culturalmente pronti alla valorizzazione del diritto alla Privacy.

Condivide il pensiero anche Riccardo Giannetti – Presidente e CEO dell’organismo di certificazione PsFea- "Già da tempo, nella nostra attività di Organismo di Certificazione attivo in materia di Data Protection stiamo assistendo alla crescente necessità delle organizzazioni di operare un significativo cambiamento culturale interno all’azienda".

"Ancora oggi, - continua Giannetti - la "Privacy" viene vissuta e interpretata in ambito aziendale come un obbligo burocratico che rallenta e rende macchinosa la vendita dei propri prodotti o servizi e, laddove venga "fatta", la si fa al solo fine di evitare i controlli. Nella nostra esperienza di Organismo di Certificazione - continua il Presidente di PsFea - riscontriamo quanto spesso si perda tempo e denaro a valutare possibili alternative alla corretta applicazione della norma piuttosto che a dotarsi di un sistema "Privacy" trasparente e lineare".

"E' proprio sul valore della percezione, non solo del diritto stesso, ma nello specifico dei ruoli dell’organigramma privacy che, continua Giannetti, si manifesta la necessità di uno sviluppo costante e consapevole della Formazione: La formazione è fondamentale. Una scarsa Formazione genera un decadimento dell’attenzione sui rischi connessi ad un trattamento di dati personali; questa scarsa attenzione alla tematica, è senza dubbio supportata anche dalla convinzione di non essere "Titolari". Questa criticità è riscontrabile in particolar modo negli ambienti multinazionali in cui vengono applicate pedissequamente le "policy interne" pur se a volte in contrasto con la normativa vigente. Questa condizione, già di per se rischiosa, genera particolari pericoli nel caso di trattamenti di dati "Sensibili" ad esempio nel campo "Sperimentazione clinica dei medicinali", "nel trasferimento dei dati all'estero" oltre naturalmente alla somministrazione di informative errate, consensi alla profilazione, Amministratori di Sistema".

Nuovi saranno gli strumenti di tutela effettiva di cui l’ Europa sarà chiamata a dotarsi per implementare quelle forme minime di garanzia rappresentate oggi dall’Informativa e consenso che dovranno essere inevitabilmente accompagnate, tra gli altri, dai nuovi istituti della Privacy by design e by default, dal privacy Impact Assessment come nuove metodologie per un approccio vincente ed efficace.

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