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Brexit: De Angelis (Astoi), nel 2017 almeno 120.000 studenti italiani in UK

28 marzo 2017 | 14.30
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Stefano De Angelis
Stefano De Angelis

"Gli ultimi dati del British Council, l'ente deputato al coordinamento delle attività education nel Regno Unito, relativi al 2015, parlano di 116.000 arrivi di studenti italiani per soggiorni studio. Cifre che, dopo Parigi, sono un po' calate nel 2016 per effetto della paura di attentati, ma che, secondo il nostro osservatorio di tour operator specializzati, sono destinate a salire nel 2017 ad almeno 120.000 arrivi di ragazzi italiani in UK". Lo dice a Labitalia Stefano De Angelis, rappresentante del gruppo di lavoro Turismo studenti/senior di Astoi Confindustria Viaggi e presidente del Gruppo Giocamondo.

De Angelis parla diffusamente di un settore che, premette, "costituisce una importante fonte di guadagno per il Regno Unito". "A livello mondiale -spiega- il mercato delle vacanze studio vale 25 mld di sterline l'anno e la sola 'fetta' italiana, tra soggiorni-studio che si fanno durante tutto l'anno, quelli estivi e quelli di più lunga durata (frequenze di intere annualità o di università), vale tra i 500 e i 700 milioni di sterline".

Anzi, "il mercato italiano -precisa- nei comparti delle partenze lungo tutto l'arco dell'anno e in quello dei soggiorni nei mesi estivi, durante le nostre vacanze scolastiche, è il primo mercato in UK".

Insomma, una "fetta di mercato troppo importante", dice De Angelis perchè sia messa in discussione dalla Brexit. Anzi, ricorda l'esponente di Astoi Confindustria Viaggi, nata nel 2000 dalla fusione di Atoi e Assotour (oggi rappresenta oltre il 90% del mercato del tour operating italiano), "subito dopo l'esito del referendum che sancì la decisione di uscire dall'Ue, il governo britannico emanò un atto per dire che niente cambiava per gli studenti che volevano venire nel Regno Unito a studiare". "Per tutto quest'anno -afferma- sicuramente, quindi, è tutto a posto e sicuramente anche per il 2018 il governo troverà una soluzione".

Per De Angelis, "bisogna essere ottimisti: quello dei soggiorni all'estero per studiare la lingua è un trend destinato a crescere e non a calare", afferma. Le ragioni sono sostanzialmente due, spiega: "La prima è che la Brexit ha causato in prima battuta un deprezzamento della sterlina, rendendo più vantaggiosi i soggiorni anche per noi italiani. La seconda è che l'inglese è, e diventerà sempre di più, la lingua principale parlata a livello internazionale".

"Quindi -aggiunge- a meno che il governo britannico non ponga barriere specifiche all'ingresso di studenti (e abbiamo visto che non ha nessun interesse a farlo), il settore delle vacanze studio si rafforzerà". "Nel frattempo le famiglie devono sapere che possono far partire i figli in tutta tranquillità", conclude De Angelis.

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