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Lavoro: De Luca (Consulenti), non solo Jobs Act, anche sostegno economia

09 gennaio 2015 | 13.23
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"Per ora porterà solo alla stabilizzazione di lavoratori già occupati", dice il presidente della Fondazione Studi consulenti del lavoro che ha dedicato un approfondimento alla riforma.

Rosario De Luca
Rosario De Luca

E' l'interrogativo più gettonato nel Paese: "Ma il Jobs Act porterà nuova occupazione?". A questo cerca di rispondere Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, in un approfondimento pubblicato dalla stessa Fondazione.

"Per rispondere positivamente all'interrogativo -spiega De Luca- si dovranno attendere i tanto auspicati interventi a sostegno dell'economia, preparandoci per ora ad assistere alla mera stabilizzazione di lavoratori già occupati. Con il costo del lavoro che continua ad essere elevatissimo e insostenibile per le aziende, onere non ridotto dai benefici del contratto a tutele crescenti vista la gravissima dipartita della legge 407/90".

"Una norma soppressa con troppa fretta e i cui effetti negativi si ripercuoteranno ben presto sui livelli occupazionali. Che necessitano di condizioni strutturali completamente diverse per essere innalzati, onde evitare il trito rituale di rapporti di lavoro agevolati che cessano con il venir meno delle agevolazioni", aggiunge l'esperto.

"E' notorio -precisa De Luca- che le buone regole (e qualcuna si ritrova anche in questi provvedimenti) non creino automaticamente occupazione; al contrario delle pessime regole che la distruggono. Di certo c'è che siamo al quarto intervento riformatore in poco più di due anni in un settore nel quale più che le regole lavoristiche manca il terreno su cui innestare l'occupazione. Che, per essere rilanciata, necessita di affiancare alle buone norme sostanziali e corposi interventi sull'economia".

Le Pmi assumono nuovi dipendenti solo dopo avere acquisito nuovo lavoro e non viceversa, spiega il presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro aggiungendo: "Quindi, fin quando stenterà l'economia stagneranno (se non peggio) i livelli occupazionali. E certo non si potrà parlare di nuovi occupati se l'applicazione del contratto a tutele crescenti, che potrebbe risultare economicamente più conveniente di cocopro e lavoro a termine, porterà alla stabilizzazione di queste figure di lavoratori già occupati. Quelli non potranno essere considerati nuovi posti di lavoro, perchè non riguarderanno gli attuali disoccupati".

Va tuttavia salutato con favore, ammette, "l'accantonamento (definitivo?) della diversificazione tra imprenditori e professionisti, che ha caratterizzato decine e decine di norme penalizzanti per gli studi professionali, perennemente esclusi da benefici e agevolazioni".

C'è però nel Jobs Act un punto su cui si poiettano più ombre che luci, ed è quello dell'accesso al lavoro. "Il contratto a tutele crescenti -sottolinea De Luca- è quasi più conveniente del contratto di apprendistato; situazione che può determinare il definitivo accantonamento di quello che per lungo tempo è stato il vero (se non l'unico) strumento in mano ai giovani per entrare nel mondo del lavoro".

Un fatto, conclude, che "delinea un sistema sempre più incentrato sul rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, che va nella direzione opposta non solo delle esigenze di chi l'occupazione la crea; ma anche del volere espresso dall'esecutivo".

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