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Descalzi, l'indipendenza energetica può dare stabilità all'Egitto

31 agosto 2015 | 10.08
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Eni scopre il più grande giacimento di gas del Mediterraneo

Claudio Descalzi,  ad Eni
Claudio Descalzi, ad Eni

La scoperta dell 'Eni di un maxi giacimento offshore di gas al largo delle coste egiziane è destinata a ridisegnare la geopolitica energetica. Se Il Cairo si avvia a diventare autosufficiente, conseguenze importanti ci saranno anche nello scacchiere europeo e, in particolare per l'Italia che dipende fortemente da Russia e Algeria. A parlarne in un'intervista a 'La Repubblica' è l'amministratore delegato del Cane a sei zampe, Claudio Descalzi, all'indomani dell'importante annuncio.

"Sono tornato sabato notte dall' Egitto, stanco ma molto felice: questa scoperta è da brividi e trasforma lo scenario, per loro e anche per noi" afferma Descalzi. "Di certo l'Egitto, in una fase in cui iniziava a importare gas da fornitori come Russia e Algeria con la messa in produzione del gas di Zohr diventerà autonomo e libererà gas aggiuntivo per le importazioni degli altri paesi" spiega. "Un quantitativo rilevante, ma sempre di complemento, potrebbe arrivare direttamente in Italia, via nave, tramite l'impianto di liquefazione di Damietta - sottolinea il manager - ultimamente quel nostro impianto egiziano non era in esercizio per mancanza di gas: ma con questa scoperta, che porterà l'Eni a raddoppiare la produzione egiziana (200mila barili di petrolio equivalente al giorno) potremmo in futuro riempire l'impianto di Damietta e imbarcare il gas al rigassificatore di Panigaglia, o altrove".

"Con questa scoperta l' Egitto diventa un paese indipendente nell' energia - ribadisce l'ad del Cane a sei zampe - per loro è fondamentale, e anche per l' Europa, perché dà più sicurezza e stabilità geopolitica a tutti, dato il ruolo che l'Egitto ha nella regione. Ho trovato il governo del Cairo galvanizzato al riguardo".

"La scoperta conferma la validità della nostra strategia, di insistere nella ricerca in aree mature di paesi che conosciamo da decenni - sostiene ancora Descalzi - da un punto di vista geologico, abbiamo esplorato in un punto molto innovativo: nelle rocce sedimentarie carbonatiche del Miocene. Avevamo già esperienze in tipologie simili, in Venezuela e Kazakistan. E questa scelta, unita all'analisi dei dati con le nostre tecnologie proprietarie, ci ha permesso di trovare idrocarburi in una zona dove altri avevano fallito, scavando 10 pozzi senza trovare nulla. È un fatto che a noi dell'Eni dà i brividi, molta euforia e compattezza alla squadra".

Quanto ai tempi per la commercializzazione del nuovo gas, Descalzi è fiducioso che ciò avvenga in breve tempo. "Poco - risponde- credo che in qualche mese potremo avere la licenza di sviluppo e produzione; l' anno prossimo faremo i primi pozzi, e tutte le condotte che servono per il trasporto. Mi aspetto insomma che i frutti si vedano entro la fine del piano strategico 2015-2018. Inoltre, sappiamo già che quel gas ha ottime proprietà: è metano, povero di condensati, di anidride carbonica e di zolfo. Potremo fare i pozzi rapidamente e con caratteristiche di produttività altissime: anche perché il giacimento si trova molto vicino al nostro centro trattamento gas di El Gamil, nella zona di Port Said dov' è sito anche l'impianto di Damietta".

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