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Def, da sgravi Irpef +714 euro annui alle famiglie più povere. Benefici per 11,3 mld

15 aprile 2014 | 12.56
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Def, da sgravi Irpef +714 euro annui alle famiglie più povere. Benefici per 11,3 mld

Gli sgravi Irpef previsti dal governo porteranno 714 euro in più per le famiglie più povere (primo quintile). Lo ha affermato il presidente dell'Istat Antonio Golini, nel corso di un'audizione sul Def alla Camera.

"Il beneficio relativo della revisione Irpef, misurato come minore imposta in rapporto al reddito della famiglia di appartenenza dei beneficiari - ha detto - passa dal 3,4% del quinto di reddito più povero allo 0,7% del quinto di reddito più ricco. In valore assoluto, il guadagno medio annuo per beneficiario è pari a 714 euro per le famiglie più povere del primo quinto, 796 euro per le famiglie del secondo, 768 euro per quelle del terzo quinto, 696 per quelle del quarto quinto e 451 per le famiglie più ricche".

SGRAVI IRAP - L'elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla ai fini Irap, ha detto ancora Golini, "restringe la platea degli interessati" agli sgravi Irap a "circa 620mila imprese, il 72,2%".

Dunque si tratta di 2 imprese su 3. I beneficiari, ha aggiunto Golini, "sono percentualmente più numerosi tra le imprese medio-grandi che operano nel settore manifatturiero, le imprese residenti nel Nord-Ovest, e le imprese in gruppo nazionale ed estero". Inoltre secondo il presidente Istat la riduzione dell'Irap "presenta tra gli obiettivi anche quello di una maggiore equità: se pur ridotta a causa della grande estensione delle diseguaglianze e della contenuta incidenza dell'intervento, tuttavia essa risulta significativa, in quanto sembra andare nella direzione di una riduzione dell'iniquità".

11,3 MLD BENEFICI - I benefici annui in arrivo dalle misure sul fisco inserite dal governo nel Def, calcola l'Istat, sono pari a circa 11,3 miliardi di euro.

EFFETTO SUL PIL - Le misure del Def, poi, produrranno un effetto positivo sul Pil dello 0,2%.

BANKITALIA - Audizione sul Def anche del vicedirettore generale della Banca d'Italia Luigi Federico Signorini. "Il 2014 - ha sottolineato - si è aperto con un quadro macroeconomico in lento miglioramento e con primi segnali di ripresa della domanda interna: consumi, investimenti" ma "la ripresa resta fragile''.

"L'equilibrio finanziario pubblico - ha detto ancora - non si deve perseguire, ovviamente, con strategie miopi: la possibilità di ridurre il peso del debito sul Pil non dipende solo da una gestione prudente delle finanze, ma anche dalla capacità di crescita dell'economia".

DISOCCUPAZIONE - Anche il lavoro nell'intervento del vicedirettore generale di Bankitalia. "Abbiamo già toccato il fondo, ci sono segnali di ripresa ma ancora la ripresa non si è riflessa in alcun modo sul mercato del lavoro e l'occupazione non è aumentata", ha rimarcato Signorini. "Ora - ha aggiunto - sono opportuni provvedimenti che accelerino la risposta delle imprese alla ripresa economica". "Per il progressivo riassorbimento della disoccupazione, specie della componente giovanile più colpita dalla crisi è necessaria una crescita robusta e duratura", ha sottolineato Signorini.

SPENDING REVIEW NON BASTA - "L'analisi delle stime tendenziali suggerisce - ha rilevato Signorini - che nel 2015 i risparmi di spesa indicati come valore massimo ottenibile dalla spending review non sarebbero sufficienti, da soli, a conseguire gli obiettivi programmatici, qualora dovessero finanziare lo sgravio dell'Irpef, evitare l'aumento di entrate appena menzionato e dare anche copertura agli esborsi connessi con programmi esistenti non inclusi nella legislazione vigente".

CORTE CONTI - Sottolinea la necessità di puntare sulla crescita anche il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri. "Dare attuazione concreta ad interventi in grado di riattivare la crescita con rapidità ed efficacia rappresenta una necessità immediata per offrire risposte al Paese - ha detto in audizione in Parlamento -. Ed è una sfida che rischia di essere senza prove di appello". "Ciò a maggior ragione se - ha avvertito - come rilevato in precedenza e come scaturisce dal quadro di finanza pubblica di Consenso, i risultati, a fronte di una crescita più lenta e di un trascinamento dal 2013 delle distorsioni evidenziate sul fronte delle entrate, si dovessero presentare meno positivi di quanto previsto dal Governo".

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