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Del Vecchio al 7,5% diventa secondo azionista di Mediobanca, scende Bolloré

28 ottobre 2019 | 17.50
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Leonardo Del Vecchio supera Vincent Bolloré e diventa secondo azionista di Mediobanca. Il patron di Luxottica, attraverso la holding Delfin, è salito al 7,52% dell'istituto di Piazzetta Cuccia, comprando ancora azioni dopo il blitz di settembre che lo ha portato al 6,94%. Ma, come emerso dalla lettura del libro soci in apertura dell'assemblea degli azionisti, è anche il finanziarie francese che si fa sorpassare. Bolloré ha fatto un passo indietro, vendendo azioni per l'1,1% del capitale e scendendo dal 7,85% al 6,73%. Ben più di una limatura per il socio francese, che aveva sostenuto la gestione dell'amministratore delegato di Mediobanca dalle critiche di Del Vecchio. Invariato, invece, il peso degli altri soci forti: Unicredit si conferma all'8,81%, Blackrock al 4,98% e Mediolanum al 3,28%.

In assemblea Delfin ha schierato il suo amministratore delegato, Romolo Bardin, che però non ha preso la parola e al termine dei lavori si è trincerato dietro un 'no comment' alle domande dei giornalisti. La holding di Del Vecchio ha votato a favore di tutti i punti all'ordine del giorno dell'assemblea (bilancio 2018-2019, politiche di incentivazione del personale e aggiornamento del piano di performance shares), ma si è astenuta su un tema delicato: lo Ieo.

L'Istituto europeo di oncologia, di cui sono azionisti i principali attori della finanza italiana, fra cui Mediobanca e Del Vecchio, un anno fa è stato terreno di scontro fra i soci. Tanto che proprio lo Ieo sarebbe stato, secondo alcuni osservatori, la molla del blitz del fondatore di Luxottica in Mediobanca. Ma Delfin ha preferito non esprimersi sulla proposta fuori programma di un piccolo azionista di Piazzetta Cuccia, che ha promosso il voto su un'azione di responsabilità nei confronti del consiglio di amministrazione di Mediobanca, 'colpevole' di aver impedito che Del Vecchio si facesse promotore di una ricapitalizzazione da 500 milioni di euro per il rilancio dello Ieo e del centro cardiologico Monzino. Alla fine i voti contrari all’azione di responsabilità sono stati l’87% dei presenti, pari al 65,2% del capitale, e gli astenuti il 12,3%.

L'ad di Mediobanca, Alberto Nagel, prima del voto ha negato tensioni sul tema. Sullo Ieo, ha detto, "c’è stato un confronto molto civile e strutturato, non solo con Mediobanca ma fra tutti i soci dello Ieo e Delfin. Abbiamo registrato posizioni diverse, ma abbiamo compreso ognuno la propria posizione". Incalzato dalle domande dei piccoli soci sull'ingresso di Del Vecchio nella banca, Nagel non ha voluto "entrare in polemiche in cui non vogliamo entrare. Noi lavoriamo per tutti gli azionisti per definizione. Lavoriamo con la stessa dedizione qualunque sia l’azionista".

Nagel non si è sbilanciato neppure sulle intenzioni di Unicredit, finora silente sulle mosse di Del Vecchio, e sulle voci di una possibile cessione del suo 8,81%. "Quello che farà Unicredit spetta a loro deciderlo e non sta a me commentarlo", ha detto l'ad di Mediobanca. "Io credo che potrà esserci una normalizzazione dell'azionariato, potremmo cioè avere un azionariato più simile alle altre banche quotate in Europa. Noi siamo pronti a qualsiasi evenienza dal punto di vista dell'azionariato. Lavoriamo perché Mediobanca sia un investimento interessante".

L'ad dell'istituto ha poi confermato il cambio di rotta sulla riduzione della quota in Generali: il 3% sul 13% detenuto complessivamente. E una eventuale cessione, ha sottolineato Nagel, potrebbe essere finalizzata a un'operazione di acquisizione nel wealth management. "Se possiamo concludere un’operazione utilizzando anche parte del capitale di Generali, sicuramente lo faremo. Ma non siamo costretti e non abbiamo questa necessità", ha ribadito.

Nagel ha risposto anche ai critici, Del Vecchio compreso, che accusano Mediobanca di dipendere troppo dagli utili della compagnia assicurativa. "E' assolutamente l’opposto. Il gruppo -ha spiegato- è cresciuto talmente tanto in altre componenti che il peso di Generali si è diluito e la nostra dipendenza da Generali è venuta molto meno rispetto al passato". In ogni caso la compagnia triestina "è gestita in maniera efficace e molto corretta e i risultati si vedono. Il mio auspicio è che rimanga indipendente e con base in Italia".

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