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Sarah Scazzi, pg Cassazione: "Confermare ergastolo a Sabrina e Cosima"

20 febbraio 2017 | 09.31
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Sarah Scazzi
Sarah Scazzi

Confermare gli ergastoli per Cosima Serrano e Sabrina Misseri, madre e figlia, condannate in Corte di Assise e in Appello per l'omicidio della 15enne Sarah Scazzi, rispettivamente nipote e cugina delle due imputate, strangolata il 26 agosto del 2010 ad Avetrana in provincia di Taranto. E' quanto ha chiesto ieri il pg della Cassazione nel corso della sua requisitoria. Chiesta anche la conferma della condanna a otto anni per concorso in soppressione del cadavere per Michele Misseri.

La decisione della Corte, intanto, è slittata a oggi, come ha comunicato il presidente della I sezione penale della Suprema Corte che, al termine del dibattimento, ha rinviato i presenti a stamattina alle 10. Non è detto, in ogni caso, che la sentenza venga letta a quell'ora: ove la discussione in Camera di Consiglio non sarà terminata la Corte darà una nuova indicazione di orario.

E' rinviato, quindi, l'epilogo alla vicenda giudiziaria che ha suscitato l'interesse di tutt'Italia, in particolare lungo tutta la fase delle ricerche della ragazzina scomparsa, ritrovata in un pozzo nelle campagne di Avetrana il 6 ottobre 2010 ma anche durante le indagini, caratterizzate da numerosi colpi di scena, autoaccuse, chiamate in correità, accuse, ritrattazioni, testimonianze vere o false, ricordi, sogni. Un caso che si è trasformato anche in una saga televisiva e mediatica.

Il processo di primo grado, concluso il 20 aprile 2013, portò alla condanna all'ergastolo, per omicidio volontario e sequestro di persona, delle due donne, che condividono da sei anni la stessa cella, e a una pena più mite per Michele Misseri (8 anni) per concorso in soppressione di cadavere. La sentenza è stata sostanzialmente confermata in Appello il 27 luglio 2015.

I giudici della Suprema corte dovranno esaminare la legittimità o meno, dei temi di diritto affrontati dalla Corte di secondo grado. "La difesa sosterrà le ragioni del ricorso che è costruito sulla falsariga dell'atto di appello. Quindi si rimette in discussione tutto", si limita a dire all'AdnKronos l'avvocato Nicola Marseglia, difensore di Sabrina Misseri, insieme all'avvocato Franco Coppi.

In particolare, la difesa punta sulla forzatura di alcune prove, su come le stesse sono state valutate, sulle ricostruzioni di tempi ed orari, sulla credibilità di alcune testimonianze-chiave, sull'esame dei tabulati telefonici. "E cioè - aggiunge il legale - se la motivazione ha dato risposte esaurienti ai rilievi che ha mosso la difesa con l'atto di appello e se la valutazione è coerente è logica. Gli argomenti sono questi".

L'ultimo tentativo di riuscire a far scarcerare Sabrina, che si trova in carcere da metà ottobre 2010, è sfumato a maggio 2016 quando il tribunale dell'Appello cautelare di Taranto ha rigettato l'istanza della difesa che chiedeva di collocare la donna in una comunità. Michele Misseri è libero nonostante si dichiari colpevole dell'omicidio mentre la figlia Sabrina è in carcere da novembre 2010 e la madre Cosima Serrano da maggio 2011. Le due donne si sono sempre dichiarate innocenti.

Era il 26 agosto 2010 quando la 15enne di Avetrana scomparve: venne ritrovata senza vita in un pozzo in campagna il 7 ottobre successivo grazie alla confessione dello zio, Michele Misseri, che condusse gli inquirenti nel luogo in cui l'aveva nascosta. L'uomo in un primo tempo disse di averla uccisa da solo dopo un approccio sessuale andato male. Sette giorni dopo cambiò idea e disse di aver assassinato Sarah insieme alla figlia nel garage della loro casa in via Deledda. Quindi cambiò nuovamente versione spiegando che l'unica a uccidere era stata Sabrina e che lui si era occupato solamente di seppellire il cadavere di Sarah.

A qualche settimana dalla chiamata in correità della figlia, Michele tornò nuovamente ad autoaccusarsi: versione poi mantenuta fino alla sentenza di Appello, pur tra diverse incongruenze e contraddizioni. Dalle indagini e dalle intercettazioni della Procura di Taranto, emerse inoltre il ruolo della madre di Sabrina e zia di Sarah, oltre che moglie di zio Michele, Cosima Serrano, arrestata a maggio del 2011, sei mesi dopo la figlia, e come lei condannata all'ergastolo in primo e secondo grado. Entrambe le donne, che dividono una cella del penitenziario di Taranto, si sono sempre dichiarate innocenti. Il giallo di Avetrana, uno dei più intricati e anomali nella storia giudiziaria italiana, rischia ora di riservare nuove sorprese.

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