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Vaticano: 'derby della fede' all'ombra del Cupolone, domani finale Clericus Cup

22 maggio 2015 | 15.50
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In palio la coppa del campionato di calcio vaticano per preti e seminaristi. A contendersela il Pontificio Collegio Urbano e il Mater Ecclesiae. L'attesa dei rettori, uno dei quali sarà in campo

Vaticano: 'derby della fede' all'ombra del Cupolone, domani finale Clericus Cup

E' derby della fede all'ombra del Cupolone. Domani, praticamente alla vigilia del derby 'laico' Lazio-Roma, il Pontificio Collegio Urbano e il Mater Ecclesiae si contenderanno la prestigiosa Clericus Cup, la coppa del campionato di calcio vaticano per preti e seminaristi. "Siamo una squadra di grande strategia. Daremo fastidio", promette padre Oscar Turrion, rettore e al tempo stesso attaccante del Mater Ecclesiae. "Vinca il migliore ma noi andiamo per vincere", avverte monsignor Vincenzo Viva, rettore del Collegio Urbano che lo scorso anno si è aggiudicato la Clericus Cup.

L'incontro, che si giocherà domani al Pontificio oratorio San Pietro, visto e commentato dai rettori. Padre Oscar Turrion, corrispettivo del Klose della Lazio, chiarisce subito che "il calcio è parte della vita, non è la vita", ma sa anche di avere una grande responsabilità nel ruolo di centrocampista. "A 47 anni come ne ho io - dice all'Adnkronos il rettore-attaccante spagnolo - non si può pretendere di superare i leoni africani (gli avversari dell'Urbano, ndr) ma l'importante sarà fare squadra e creare azioni di gioco. Se non vinceremo non sarà la fine del mondo, ma abbiamo molta strategia e daremo fastidio. E poi il nostro tiki-taka è sulla bocca di tutti". (segue)

Non è certo un giocatore il rettore della squadra avversaria, mons. Viva ("so che il collega Turrion gioca bene, io sono più uno spettatore con pantofole", scherza) ma domani non farà mancare il tifo per la sua squadra. "Sugli spalti ci saranno più di 150 seminaristi a tifare 'Urbano'. Lo scorso anno abbiamo conquistato la coppa e se anche quest'anno restasse a noi non sarebbe male", dice il rettore. "Fisicamente sono più potenti loro - ammette il rettore della squadra 'celeste' Mater Ecclesiae - ma noi abbiamo tecnica, faremo una pressione reale. Giocheremo con il modello 4-3-3. Il più avanti sarò io e anche se di solito non sono uno che segna tanto, cercherò di creare situazioni favorevoli e passaggi azzeccati".

Dagli spalti mons. Viva, avversario del collegio Urbano, invocherà la Madonna per fare mantenere la Clericus Cup alla sua squadra. "In ambito ecclesiastico - ragiona - si avverte sempre: 'attenzione a non entrare da papi che poi si esce cardinali'. Vale anche nel calcio. Ma noi andiamo per vincere, in una dimensione pulita dove non ci sono interessi".

Una considerazione pienamente condivisa dal rettore avversario che ha anche una proposta per le grandi squadre di calcio. "Pensiamo che un giocatore ogni secondo guadagna migliaia di euro. Questo è davvero peccaminoso - si arrabbia padre Oscar -. Se ne avessi la possibilità, andrei da tutti i grandi giocatori e chiederei mille euro. Il ricavato lo destinerei ai tanti poveri che si vedono per le strade". (segue)

Dal derby 'celeste' al derby laico che si giocherà lunedì prossimo all'Olimpico, arrivano anche gli auspici del rettore del Mater Ecclesiae: "io tiferò Lazio perché è celeste come noi. E poi pare di capire che quasi tutti tifano per la Roma. Avendo io un sentimento di amore verso gli sprovveduti - scherza padre Oscar - tiferò per la squadra di Stefano Pioli che, peraltro, ha fatto un ottimo campionato". I pronostici del rettore avversario Viva? "Io mi appassiono quando gioca la Nazionale. Poi che vinca la migliore!".

Oggi, vigilia della finalissima 'celeste', le squadre si rilassano dopo gli ultimi allenamenti e i ritocchi finali. Vada come vada "la vita andrà avanti come al solito", concordano i rettori dei due pontifici collegi, ma al Mater Ecclesiae c'è voglia di rivincita. "Due anni fa - dice padre Turrion - abbiamo perso la finale con gli americani. Cercheremo di piazzare la palla al posto giusto. E faremo parlare di nuovo con il nostro tiki taka". In casa avversaria, mons. Viva confida negli assi nella manica dell'Urbano: "tecnica, prestanza atletica e spirito di aggregazione". E trattandosi di un derby della fede, le preghiere faranno il resto.

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