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Design Week 2017, pr e addetti al settore: "A Milano la moda non è più regina"

28 marzo 2017 | 18.16
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Davide Ciliberti, fondatore dell'agenzia Purple&Noise
Davide Ciliberti, fondatore dell'agenzia Purple&Noise

La moda non è più la regina di Milano. Questo secondo il parere di alcuni pr e addetti ai lavori. Davide Ciliberti, fondatore dell'agenzia Purple&Noise, invita ad "abbattere un taboo: da alcuni anni la Fashion Week non è più la regina di Milano, bensì già da tempo, anche se per molti è difficile ammetterlo, ha abdicato in favore della Design Week". Quest’anno tra Salone e Fuorisalone sono attese a Milano quasi 400.000 persone, gran parte delle quali provenienti dal resto del mondo, che animeranno la città giorno e notte. Potendo aggirarsi tra eventi, showroom, presentazioni in luoghi insoliti, installazioni grandi e piccole in centro o nelle periferie. Ma soprattutto potendo accedere, fruire, toccare, fotografare, interagire con designer e altri operatori.

"Ed è proprio questo il punto -continua Ciliberti di Purple & Noise PR-. Il design a differenza della moda non si è arroccato in elitari fortini o esclusivi privé per pochi eletti 'in lista', ma è una grande festa a cui tutti sono i benvenuti e dove tutti possono essere protagonisti. Modalità che ne ha sancito il continuo e crescente successo, al punto da diventare il principale evento del capoluogo meneghino. Tanto che anche griffe e stilisti della moda ora vi si mettono in scia".

Anche Cesare Casiraghi, pubblicitario, concorda sul primato della Design Week: “Il fatto che, oltre alle aziende del settore design e arredamento, investano cospicuamente su Salone e Fuorisalone anche brand dei più svariati comparti, delle bevande, all’alimentare, all’auto, alle telecomunicazioni, all’abbigliamento alle banche, e facciano a gara per 'accaparrarsi' la presenza pubblicitaria migliore, ne è ulteriore conferma. Il Salone del Mobile e il Fuorisalone sono un palcoscenico troppo importante per non esserci e generano un notevole giro d’affari per la città".

"Senza dimenticare che in particolare al Fuorisalone dobbiamo anche attribuire una forte valenza socio-urbana, se così di può dire, che rende Milano molto più omogenea e policentrica avvicinando centro città e quartieri meno centrali. Grazie ai numerosi eventi che si susseguono in città, c’è un’affannosa ricerca di spazi adatti ad accoglierli che le vie centrali di Milano non riescono più a soddisfare. Questo ha permesso a molti quartieri non centrali di essere riscoperti e vissuti nuovamente, si pensi alla zona di Lambrate/Ventura, o Romolo/Sud Milano solo per fare un esempio" aggiunge Gianandrea Barreca, architetto dello studio Barreca & La Varra, docente alla Domus Academy di Milano.

“Peraltro il Fuorisalone, anche a livello di allestimento scenografico è uno show nello show -spiega Chicco Nobili, fondatore e direttore creativo di Mcm una delle principali società di eventi italiane- dal piccolo designer alla grande azienda tutti sono, ovviamente molto attenti a presentare al meglio il loro prodotto, perciò è profusa una grande attenzione all’allestimento in ogni dove, nel Fuorisalone tutto è diventato location e la città è una bellissima gara multi-culturale in termini di esperienza, idee, anche piccole, creatività, tecnologia e soluzioni di installazioni".

"Certo -conclude Ciliberti di Purple & Noise PR- il rischio, con questo affannarsi ad esserci da parte di tutti, è che il design si annacqui nella Babele scomposta ed così eterogenea di aziende, brand e altri attori che a tutti i costi e a tutti i modi, 'vogliono esserci', poco importa se producono prosciutti, costumi da bagno o pannelli solari, trasformandosi in un indistinto caravanserraglio".

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