Il conflitto di interessi, da sempre nervo scoperto di Silvio Berlusconi, irrompe ancora una volta nel dibattito politico mentre sono in corso le trattative per provare a formare un governo. E' Luigi Di Maio a sollevare la questione sfidando il Cav al termine del secondo giro di consultazioni con l'esploratore Roberto Fico: ''Fa specie vedere che Berlusconi utilizzi tv e giornali per mandare velate minacce a Salvini, qualora decidesse di sganciarsi. E' arrivato il momento -sottolinea il candidato premier M5S- di metter mano a questo conflitto d'interessi e di dire che un politico non può essere proprietario di mezzi di informazione...".
Le parole del 'capo politico' M5S e le indiscrezioni sulla presenza di una legge sul 'conflitto' tra i punti del cosidetto contratto di governo che i grillini sottoporranno al Partito democratico, mandano su tutte le furie Forza Italia e fanno suonare un campanello d'allarme ad Arcore, dove guardano con preoccupazione al futuro del Biscione in caso di un governo a trazione cinque stelle. La replica, molto dura, del Cav arriva in serata, in una conferenza stampa a Udine, nuova tappa del tour elettorale in Fvg: ''Se Di Maio ha detto una cosa del genere, è un linguaggio preoccupante, da anni Settanta, da esproprio proletario, che conferma ancora una volta come M5S sia davvero un pericolo per la nostra democrazia".
E ancora: ''Non c'è una sola trasmissione che si possa ricordare in cui Mediaset sia scesa in campo a favore o contro qualcuno, soprattutto nei confronti dei miei avversari politici. Se Di Maio ha detto questo, c'è da stare attenti, sono parole gravi, perché vuol dire" che si vuole andare a colpire "l'avversario politico in quella che è la sua attività privata, nel suo patrimonio personale".
Non è la prima volta che dopo il 4 marzo viene tirato in ballo il 'conflitto d'interessi'. E' stato il leghista Giancarlo Giorgetti a evocarlo qualche settimana fa, esattamente il 4 aprile scorso: ospite di 'Porta a Porta', il numero due di via Bellerio aveva proposto al presidente di Fi per superare i veti grillini di ''accettare una legge sul conflitto d'interessi, definendola "la mossa del cavallo". Un'uscita sgradita a palazzo Grazioli, considerata la 'prova' dell'asse di ferro M5S-Lega, anche perchè Salvini non era intervenuto a difesa del Cav.
Oggi il 'bis', per bocca di Di Maio, ma in un contesto politico diverso, ovvero nel pieno della trattativa governativa tra M5S e Pd. Adesso, però, rispetto ad allora, il leader della Lega non ha lasciato solo il Cav e ha fatto sentire la sua voce per bacchettare il candidato premier cinque stelle e smentire strappi con Fi: ''Ora è il momento di parlare poco e cominciare a lavorare senza pretendere posti e poltrone. Questo vale per tutti, per il M5S e il centrodestra. Vale per tutti...".
Salvini non vuol ritrovarsi nei panni del traditore e pure se fosse tentato di rompere, raccontano fonti leghisti, mai e poi mai vuole intestarsi la rottura del centrodestra: ''La coerenza prima di tutto: gli italiani hanno votato un programma e una squadra e io non tradisco quel programma e quella squadra. Punto".