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Medicina: bisturi più efficace di terapia medica in controllo diabete tipo 2

04 settembre 2015 | 09.18
LETTURA: 5 minuti

Su Lancet i risultati di uno studio Roma-Londra

(Xinhua)
(Xinhua)

Una piccola rivoluzione nella terapia del diabete di tipo 2. La chirurgia metabolica risulta infatti più efficace della terapia medica convenzionale nel controllo a lungo termine di questa malattia, secondo un nuovo studio italo-britannico. La ricerca, eseguita in collaborazione dall'Università Cattolica, dal Policlinico Gemelli di Roma e dal King's College di Londra, è pubblicata su 'Lancet' ed è la prima a documentare i risultati a 5 anni dall'intervento chirurgico in uno studio randomizzato specificamente rivolto a comparare questo nuovo approccio terapeutico con la terapia medica convenzionale.

In precedenza diversi studi avevano dimostrato che la chirurgia bariatrica (o chirurgia della obesità) può causare un significativo miglioramento del diabete di tipo 2, un'osservazione che ha portato a considerare il diabete come una specifica indicazione al trattamento chirurgico (in questo caso si parla di 'chirurgia metabolica'). Studi clinici randomizzati avevano inoltre dimostrato che i risultati della chirurgia sono superiori a quelli della terapia medica almeno nel breve termine (1-2 anni). Finora, tuttavia, non esistevano studi randomizzati con risultati a lungo termine. Il nuovo studio ha seguito un gruppo di 60 pazienti diabetici fra i 30 e i 60 anni, e con indice di massa corporea (Bmi) superiore a 35 kg/m2.

Attraverso un sistema computerizzato di randomizzazione, i pazienti sono stati sottoposti a trattamento medico convenzionale (20 pazienti sottoposti a dieta, esercizio fisico, ipoglicemizzanti orali e/o insulina) o a chirurgia gastrointestinale attraverso due tipi di interventi comunemente utilizzati: il bypass gastrico (20 pazienti) o la diversione biliopancreatica (20 pazienti). Il primo consiste nella riduzione dello stomaco e nel bypass del primo tratto d'intestino tenue, mentre la diversione biliopancreatica richiede la rimozione di circa metà dello stomaco e un bypass intestinale di maggiore lunghezza.

Dei 60 pazienti originariamente coinvolti nello studio, 53 hanno completato il follow-up a 5 anni con l'obiettivo principale di misurare la durata di remissione del diabete dopo i vari tipi di terapia. La remissione del diabete, precisano i ricercatori, è stata definita come mantenimento di livelli di emoglobina glicosilata inferiori a 6,5% (glicemia non-diabetica) in assenza di alcun tipo di terapia farmacologica per almeno un anno.

In totale, il 50% dei pazienti sottoposti a chirurgia ha mantenuto una remissione di malattia a 5 anni, mentre nessun paziente in terapia convenzionale ha ottenuto remissione. Non solo. I diabetici sottoposti a intervento hanno livelli di glicemia inferiore e hanno necessitato di un minor numero di farmaci antidiabetici e cardiovascolari per tutta la durata dello studio. Il loro rischio cardiovascolare si è rivelato circa la metà di quello dei pazienti in terapia convenzionale. I pazienti chirurgici hanno inoltre riportato indici di qualità di vita migliori rispetto agli altri. Non si è osservata alcuna mortalità da chirurgia, né complicanze chirurgiche maggiori nel lungo termine.

La diversione biliopancreatica si è dimostrata più efficace nel mantenere la remissione di iperglicemia a 5 anni rispetto al bypass gastrico (67% vs 37%), anche se i pazienti con bypass gastrico hanno avuto meno complicanze nutrizionali rispetto a quelli sottoposti a diversione biliopancreatica. Per questa ragione, gli autori dello studio suggeriscono che "il bypass gastrico sia l'intervento a miglior rapporto rischio-beneficio nel trattamento del diabete di tipo 2".

Circa il 50% dei pazienti con iniziale remissione della iperglicemia dopo intervento chirurgico ha successivamente sviluppato una recidiva di lieve iperglicemia. Sulla base di questa osservazione, gli autori suggeriscono che "il monitoraggio dei valori glicemici debba essere continuato anche nei pazienti che vanno incontro a remissione della malattia". In totale, più dell'80% dei pazienti sottoposti a chirurgia ha mantenuto livelli di emoglobina glicosilata inferiori a 7% (obiettivo ideale del trattamento del diabete secondo i criteri della American Diabetes Association), in assenza di alcun trattamento farmacologico o con la sola assunzione di metformina.

"La capacità della chirurgia di garantire un ottimale controllo glicemico e una riduzione della necessità di insulina e altri farmaci dimostra che questo nuovo approccio terapeutico al diabete possa avere vantaggi anche sotto il profilo del rapporto costo-beneficio", commenta Francesco Rubino, direttore della cattedra di Chirurgia bariatrica e metabolica del King's College di Londra, e senior author dello studio sul bisturi metabolico contro il diabete di tipo 2.

I ricercatori suggeriscono comunque "cautela" nell'interpretare i risultati ottenuti, viste le dimensioni relativamente piccole dello studio: "Lavori di maggiori dimensioni e idealmente multicentrici sono necessari per poter verificare in via definitiva se la chirurgia sia più efficace della terapia convenzionale anche in termini di riduzione delle complicanze, non solo di controllo glicemico - avverte Geltrude Mingrone, direttore dell'Unità operativa complessa di Patologie dell'obesità del Policlinico Gemelli - Ciò detto, è indubbio che la chirurgia metabolica è in grado di causare una drammatica riduzione del rischio cardiovascolare associato al diabete".

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