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Diabete tipo 1 si può prevedere, in futuro possibile vaccinarsi

28 maggio 2014 | 15.57
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Studio condotto in Sardegna, presentato al XXV congresso nazionale della Società italiana di diabetologia (Sid): nell’isola incidenza 4-5 volte maggiore di altre regioni. Diabete, App ‘tutto-in-uno’ per monitorarlo con lo smartphone

Diabete tipo 1 si può prevedere, in futuro possibile vaccinarsi

Il diabete di tipo 1, che colpisce i più giovani, soprattutto fra i 5 e i 15 anni d’età, si può prevedere con largo anticipo. E in futuro, forse, potrà essere possibile vaccinarsi. E’ la conclusione di uno studio condotto in Sardegna, presentato al XXV congresso nazionale della Società italiana di diabetologia (Sid), al via a Bologna, da Marco Baroni, professore associato di endocrinologia all’università Sapienza di Roma.

”La Sardegna, insieme alla Finlandia - spiega - ha la più elevata incidenza di diabete di tipo 1 fino ai 15 anni d’età, 4-5 volte maggiore rispetto alle altre regioni italiane. Il motivo potrebbe essere l’isolamento della popolazione sarda, che può avere favorito la selezione di fattori genetici in presenza di particolari fattori ambientali. Al momento della diagnosi sono presenti degli autoanticorpi anti-insula pancreatica, che identificano la malattia”. Anticorpi che, hanno scoperto i ricercatori, si trovano spesso anche mesi o anni prima. Dunque, sottolinea l’esperto, “potrebbero essere utili anche per identificare persone che hanno già attivato il processo autoimmune, ma non hanno ancora sviluppato la malattia, su cui poter avviare una terapia in fase precoce oppure utilizzare in futuro sostanze che funzionano come dei vaccini, che rendono più semplice il controllo”. “La Sardegna, proprio per l’elevata incidenza, offriva le condizioni migliori per studiare il fenomeno - afferma Baroni - Abbiamo valutato 160 famiglie con un componente con diabete tipo 1.

Gli anticorpi sono stati trovati nel 12,7% dei familiari testati: 24 di questi, non ancora diabetici, sono stati seguiti per due anni. Dieci hanno sviluppato la malattia, mentre altri cominciano a presentare alterazioni della glicemia: lo studio ha confermato quindi l’elevato rischio familiare di diabete di tipo 1 in Sardegna e provato che è possibile identificare soggetti a rischio con esami disponibili nella pratica clinica”. Per Stefano Del Prato, presidente della Sid, questo può rivelarsi “utile anche per verificare l’impatto di terapie per prevenire il diabete di tipo 1 o trattamenti in grado di rallentare l’evoluzione della malattia, tanto più che oggi risultati incoraggianti sono stati ottenuti con terapie di immuno-intervento”. L’obiettivo futuro è “una ‘vaccinazione’ con un antigene bersaglio dell’autoimmunità (HS60)”.

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