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Diabolik, due anni fa l'omicidio: si indaga ancora per trovare killer

06 agosto 2021 | 14.14
LETTURA: 4 minuti

Il 7 agosto 2019 viene ucciso nel parco degli Acquedotti a Roma Fabrizio Piscitelli

Diabolik, due anni fa l'omicidio: si indaga ancora per trovare killer

Il 7 agosto 2019 viene ucciso nel parco degli Acquedotti a Roma Fabrizio Piscitelli. Figura di spicco del tifo biancoceleste, leader degli Irriducibili, 53 anni, Piscitelli era noto negli ambienti degli ultras della Lazio con il soprannome di Diabolik. A due anni di distanza da quel delitto non c'è ancora nessun colpevole. La Direzione distrettuale antimafia della Capitale indaga per omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso. Secondo gli inquirenti, quella di Fabrizio Piscitelli sarebbe stata un'esecuzione compiuta da un killer esperto, un "professionista". Indubbiamente un killer spietato, che ha agito in pieno giorno e in un luogo affollato di persone senza timore.

Sono le 18.50 del 7 agosto. Il sole illumina ancora il parco. Genitori con i bambini che giocano, ragazzi e moltissimi runner. Fabrizio è seduto su una panchina dal lato che dà su via Lemonia. Ha un appuntamento, sta aspettando qualcuno. Un uomo in tenuta da corsa gli arriva alle spalle, impugnando una pistola calibro 7,65, e gli spara alla testa a distanza ravvicinata. Fabrizio Piscitelli muore sul colpo.

Il killer fugge a piedi confondendosi tra i molti visitatori del parco, poi probabilmente a bordo di una moto. Sul posto subito dopo il delitto arrivano gli investigatori della Squadra mobile di Roma, all'epoca diretta da Luigi Silipo, e gli esperti della Scientifica per i rilievi. La zona viene battuta alla ricerca di tutti gli elementi utili a rintracciare il sicario. Vengono individuate e visionate le telecamere che possono aver ripreso la fuga dell'omicida e vengono sentiti i primi testimoni. Tra questi c'è anche l'autista cubano che da poco più di una settimana accompagna Piscitelli a tutti gli appuntamenti.

Dalla sua testimonianza non emergono però dettagli utili per capire con chi Diabolik avesse appuntamento quella sera. Vengono sentiti alcuni amici e familiari: anche in questo caso nessun elemento utile, né notizie di cambiamenti di abitudini legati a possibili minacce. Le indagini proseguono e non risparmiano nessun aspetto, dai cellulari del capo ultras ai pc: in totale finiscono sotto sequestro tre cellulari e due computer.

Una grande passione, la Lazio, ma anche diversi problemi con la legge. Prima della sua morte, il capo ultras rimane coinvolto in due procedimenti penali: uno riguarda la tentata estorsione ai danni del presidente della Lazio Claudio Lotito, per la quale nel febbraio 2015 viene condannato, l'altro riguarda lo spaccio di droga e si conclude con una condanna definitiva a 4 anni e 6 mesi. Pena che Piscitelli ha finito di scontare da un paio di anni quando viene ucciso.

Dopo l'omicidio però il nome di Fabrizio spunta nelle carte di due inchieste giudiziarie: la prima è Grande Raccordo Criminale, condotta dalla Guardia di Finanza il 28 novembre 2019, che porta all'arresto di 51 persone. Tra gli indagati nell'inchiesta c'era appunto anche Fabrizio Piscitelli, che secondo gli inquirenti avrebbe guidato l'organizzazione dedita al traffico di droga insieme a Fabrizio Fabietti. Organizzazione che sarebbe stata in grado di rifornire gran parte delle piazze di spaccio della Capitale.

In particolare le indagini, che risalgono al periodo febbraio-novembre 2018, riguardano la presunta compravendita di 250 chili di cocaina e 4.250 chili di hashish. Ad aprile scorso sono state inflitte condanne dai 18 ai 5 anni di reclusione a una quarantina di imputati. Nel processo che si è svolto con rito abbreviato i giudici riconoscono anche l'aggravante del metodo mafioso lì dove era contestata. Non rientra in questo procedimento la posizione di Fabrizio Fabietti, ritenuto dagli inquirenti il capo dell'organizzazione, che sarà processato con rito ordinario.

Da questa indagine prende spunto un'inchiesta successiva, i cui esiti vengono resi noti il 14 febbraio 2020. In questo caso finiscono in manette Salvatore Casamonica e un avvocato del Foro di Roma, Lucia Gargaro. Secondo gli investigatori ''i due, in concorso tra loro e con Fabrizio Piscitelli'' avrebbero ''contribuito concretamente al perfezionamento di un accordo finalizzato a stabilire la pace fra il clan mafioso Spada e un altro gruppo criminale operante a Ostia capeggiato da Marco Esposito, contribuendo, in tal modo, a conservare la capacità operativa degli stessi Spada". L’avvocato Lucia Gargano, accusata di concorso esterno in associazione mafiosa, a giugno scorso viene condannata dal gup di Roma a 6 anni e 8 mesi in rito abbreviato. Entrambe le indagini però non sembrano portare elementi di novità sull'omicidio di Diabolik.

A fine aprile gli investigatori della Polizia, che indagano sull'omicidio, tornano al parco degli Acquedotti. I poliziotti della Scientifica e della Squadra mobile di Roma svolgono un sopralluogo e alcuni rilievi. Si tratta di accertamenti tecnici che vengono eseguiti utilizzando apparecchiature per la videoripresa tridimensionale e alcuni strumenti di segnaletica. Il tutto per ricostruire la scena del delitto in versione tridimensionale. Neanche questa volta però c'è una svolta nelle indagini e il delitto rimane a tutt'oggi irrisolto.

(di Giorgia Sodaro)

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