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Diabolik, famiglia Piscitelli presenta esposto in procura dopo servizio Report

13 novembre 2019 | 18.13
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I genitori di Fabrizio Piscitelli chiedono di accertare “la liceità della disponibilità” da parte degli autori del servizio di un documento sul ferimento di Fabrizio Toffolo

Diabolik, famiglia Piscitelli presenta esposto in procura dopo servizio Report

di Giorgia Sodaro -
I familiari di Fabrizio Piscitelli hanno presentato questa mattina in procura a Roma un esposto in cui chiedono di accertare “la liceità della disponibilità” da parte degli autori del servizio di Report, andato in onda l’11 novembre scorso su Rai Tre, di un “documento ampiamente mostrato nella sua interezza, asseritamente proveniente dalla questura di Roma”.
“Questo documento (a noi finora sconosciuto e di cui vorremmo avere contezza anche in ordine alla sua effettiva autenticità) che riporta le dichiarazioni di un ignoto confidente, che avrebbe rivelato a personale della questura di Roma che Fabrizio Piscitelli era stato il mandante della gambizzazione di Fabrizio Toffolo, a nostro avviso sarebbe dovuto rimanere assolutamente riservato anche perché non ci risulta sia mai stato utilizzato nell’arco di numerosi anni a fini processuali”, sottolineano i familiari di Diabolik.

Ranucci: "Massimo rispetto per famiglia Piscitelli ma nessuna approssimazione Report"

“L’ampia pubblicizzazione da parte del giornalista di Report del contenuto della nota in questione” ha avuto come unica finalità, aggiungono, “quella di infangare ulteriormente la memoria di chi al momento è da considerare, esclusivamente, vittima di uno spietato assassinio e non già come soggetto da demonizzare sempre comunque”. “Ci chiediamo se sia lecito offendere con tanto accanimento la memoria di una persona che non può difendersi - aggiungono - accusandola, mediante l’abusivo utilizzo di un atto mai contestatole, in alcun modo, nel suo contenuto e ottenuto chissà come, di un reato di estrema gravità davanti a milioni di telespettatori”.

“Purtroppo - affermano - noi abbiamo una diversa concezione del massimo rispetto. Il solo fatto che l'indomani nostro figlio non potesse replicare, in quanto defunto, non ci fa pensare al rispetto, oltretutto massimo. A noi e a molti altri, è sembrato invece solo strumentale a rinforzare l'immagine del criminale e non certo quella della vittima di un omicidio quale ormai è".

“Altresì maldestra, ci è parsa la scelta di intervistare l'imprenditore e chiedergli se fosse davvero lui il mandante dell'omicidio di nostro figlio - sottolineano - Le assicuriamo che se non fossimo disperati, avremmo potuto ridere. Perché vede signor Ranucci, quale soggetto qualsiasi risponderebbe si sono io?", si domandano i genitori di Diabolik, lasciando poi spazio a un'amara conclusione: "Ciò che conta nel giornalismo attuale è fare l'effetto ad ogni costo".

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