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Diabolik, le figlie: "Immagine distorta di papà"

11 agosto 2019 | 21.33
LETTURA: 4 minuti

Giorgia e Ginevra scrivono all'Adnkronos per chiedere funerali pubblici per il padre: "Il divieto è un'ingiustizia che aumenta il nostro dolore". La sorella Angela al questore: "Noi martedì non ci saremo". L'appello della moglie Rita al Papa. Lo striscione per chiedere esequie aperte nella sede degli Irriducibili (Foto)

Foto Adnkronos
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di Silvia Mancinelli

Giorgia e Ginevra Piscitelli mercoledì pomeriggio hanno perso il padre. L'uomo che ha esploso il proiettile della pistola calibro 7,65 tra la gente al parco degli Acquedotti uccidendolo sul colpo non ha ancora un volto. La polizia cerca lui, il killer. E i familiari della vittima cercano i motivi per i quali non possano piangere Fabrizio Piscitelli in una chiesa, tra parenti, amici e tantissimi tifosi della Lazio di cui 'Diabolik' era leader dei più accaniti sostenitori, gli Irriducibili. "In un momento di così grande dolore - scrivono le figlie di Piscitelli all'Adnkronos - risulta incomprensibile come a nostro padre, che non ha mai avuto condanne per associazione e il cui killer ad oggi è ancora sconosciuto, il questore di Roma abbia deciso di applicare gli stessi divieti di celebrazione del funerale che altri questori hanno applicato a personaggi di spicco della criminalità organizzata, ristretti fino alla loro morte in regime di 41bis OP".

"I precedenti con la giustizia, debitamente scontati da nostro padre, contrastano con l'immagine distorta che si sta diffondendo, palesemente strumentale a giustificare la legittimità di un provvedimento, adottato dal questore nell'immediato della morte di papà, che non era sottoposto ad alcuna misura restrittiva della sua libertà". E vanno avanti: "Riteniamo che la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini, di cui all'art. 27 co. 2 Tulps, non possa spingersi al punto di vietare che Fabrizio, nostro padre, assolto da ogni reato di associazione, abbia una cerimonia secondo l'ordinario rito funebre cattolico, all'interno della chiesa parrocchiale, che è per altro sottoposta alla giurisdizione della Santa Sede. Crediamo - concludono le due ragazze - che chiunque al nostro posto avvertirebbe l'ingiustizia che, comprensibilmente, in un momento così drammatico ci sta arrecando ancora più dolore".

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