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Mafia: difesa Mori, questo è un processo 'teorematico'

08 febbraio 2016 | 10.45
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Processo d'appello a Mori e Obinu
Processo d'appello a Mori e Obinu

"Questo è un processo 'teorematico'. La Procura generale ha portato elementi funzionali a sostenere un teorema precostituito con poca, o per meglio nulla, attenzione alle prove che confutano e smontano inequivocabilmente il teorema accusatorio". Inizia in queste parole l'arringa difensiva dell'avvocato Basilio milio, il legale del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, nel processo d'appello che vede i due ex ufficiali dei Carabinieri del Ros, imputati per favoreggiamento per la mancata cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano nell'ottobre del 1995. Nell'ultima udienza, al termine della requisitoria, il procuratore generale Roberto Scarpinato e il pg Luigi Patronaggio avevano chiesto la condanna a quattro anni e sei mesi di carcere per l’ex generale del Ros Mori, e a tre anni e sei mesi per il colonnello Obinu. Una richiesta dimezzata rispetto a quella avanzata nel processo di primo grado, quando la procura chiese nove anni per Mori e sei e mezzo per Obinu, poi si conclude con l’assoluzione dei due imputati.

Contrariamente a quanto accadde nel primo processo, nell’appello l’accusa ha deciso di rinunciare a due importanti aggravanti che erano stati contestati in precedenza: quello disciplinato dall’articolo 7, e cioè aver avvantaggiato Cosa nostra, e quello previsto dall’articolo 61, comma 2, del codice di penale, che invece sanziona l’aver commesso il reato per assicurare a sé o ad altri il prodotto o l’impunità di un altro reato. Mori è imputato per violenza o minaccia ad un corpo politico dello Stato nel processo per la trattativa tra Stato e mafia. Secondo l'accusa, Mori non avrebbe voluto arrestare Provenzano per rispettare un 'patto' tra lo Stato e la mafia.

Secondo l'avvocato Basilio Milio, che con Enzo Musco, rappresentano la difesa dei due imputati, la sentenza di primo grado "smonta i teoremi della pubblica accusa", ecco perché annuncia la richiesta di assoluzione piena per Mori e Obinu, entrambi presenti in aula. "La sentenza di primo grado è un risultato definito 'storico' e anche la seconda farà la storia". La Corte d'appello è presieduta da Giuseppe Di Vitale.

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