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Libri: digital addicted a rischio di mediocrità, in 'Deep work' le regole di Newport

14 ottobre 2020 | 14.31
LETTURA: 3 minuti

'Lavorare distratti da messaggi, mail e notifiche ci allontana dal focus e dalla creatività'

Cal Newport - (Penny Gray)
Cal Newport - (Penny Gray)

Cal Newport tende la mano ai digital addicted e mette in fila 4 regole, chiare, nette e semplici, per non perdere il focus sulle attività realmente importanti della vita. Oggi, 14 ottobre esce, infatti, in Italia il suo libro 'Deep work. Concentrati al massimo' edito da Roi Edizioni per la collana 'Ottantaventi' curata da Andrea Giuliodori. Un testo che è già diventato un bestseller internazionale e che spiega come funziona l’attenzione, ridimensionando il potere di distrazione di tutti i segnali che disturbano ognuno di noi 24 ore al giorno, dalle notifiche ai messaggi passando per le e-mail e molto altro.

"In un’epoca in cui le tecnologie di rete sono molto diffuse, i lavoratori della conoscenza sempre più spesso sostituiscono il lavoro intenso con l’alternativa superficiale. Inviano e ricevono messaggi email di continuo, come router umani, con frequenti pause per veloci 'dosi' di distrazione. Impegni di portata più ampia che necessiterebbero di una riflessione profonda, come per esempio l’elaborazione di una nuova strategia di business o la stesura di un’importante domanda di sovvenzione, vengono suddivisi in brevi frammenti distratti, che portano come risultato un lavoro di qualità mediocre", scrive senza mezzi termini Newport in un passagio del suo libro.

"La scelta di privilegiare un lavoro intenso e profondo mi ha ricompensato - racconta il professore di Computer Science, fedele alla sua teoria sul minimalismo digitale - Nei dieci anni dopo la laurea, ho pubblicato quattro libri, conseguito un dottorato, scritto numerosi articoli accademici e sono stato assunto prima come ricercatore e poi come professore associato alla Georgetown University. Ho continuato questa fertile produzione e raramente mi è capitato di lavorare oltre le cinque o le sei di pomeriggio. L’orario ridotto è possibile perché mi sono impegnato a ridurre al minimo i momenti superficiali della mia vita, curandomi parallelamente di ricavare il massimo dalla maggiore quantità di tempo libero che ho avuto a disposizione, una volta eliminate le occupazioni di poco conto".

"Il lavoro intenso è un grande svantaggio in un tecnopolio - denuncia Newport nel suo libro - perché si basa su valori come la qualità, l’artigianalità e la competenza, che sono decisamente vecchio stile e non tecnologici. Ancora peggio, per concentrarsi al massimo spesso è necessario rifiutare molte novità tecnologiche. Oggi al lavoro intenso si preferiscono comportamenti più distratti e più in sintonia con la tecnologia, come l’uso professionale dei social media, non perché la prima opzione sia meno valida della seconda. A dire la verità, se potessimo misurare efficacemente l’effetto di questi comportamenti sulla produttività, il nostro attuale tecnopolio - è la sua riflessione - probabilmente si frantumerebbe".

Non stupisce, sulla base di queste convinzioni, che il professor Nwport abbia voluto indicare la strada per la 'liberazione'. Ed ecco le 4 indicazioni da tenere sempre a mente.

Regola N.1 – Riducete il conflitto: per lavorare con la massima concentrazione è bene mediare tra 'il rispondere immediatamente a una mail che riteniamo fondamentale e continuare a lavorare senza farci distrarre al fine di produrre i risultati migliori possibili'.

Regola N.2 – Accettate la noia: proprio come gli atleti devono prendersi cura del corpo anche quando non si allenano, così è per tutti più difficile concentrarsi intensamente se si passa il resto del tempo a fuggire al minimo accenno di noia.

Regola N.3 – Siate minimalisti digitali: è necessario abbandonare i social media rifiutando lo stato di interconnessione costante, fonte continua di distrazioni. Non utilizzate internet come onnipresente mezzo di intrattenimento.

Regola N.4 – Riducete il vostro orario di lavoro e vedrete che otterrete di più: bisogna ridurre al minimo le attività superficiali che si appropriano di molte ore della nostra giornata lavorativa pianificando ogni minuto e stabilendo la quantità di concentrazione necessaria a ogni attività.

(di Veronica Marino)

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