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Usa-Ue: direttore Pew Center, minaccia veto Grecia a Ttip irrilevante

12 febbraio 2015 | 17.41
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La minaccia di veto della Grecia alla partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti, Ttip, "è irrilevante". A sottolinearlo è Bruce Stokes, direttore sui trend economici globali del Pew Research Center di Washington.

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La minaccia di veto della Grecia alla partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti, Ttip, "è irrilevante". A sottolinearlo è Bruce Stokes, direttore sui trend economici globali del Pew Research Center di Washington.

"Un veto della Grecia non rappresenta una forte minaccia innanzitutto per il fatto che l'accordo è ancora lontano", spiega Stokes, già senior fellow al German Marshall Fund. "I negoziati sul Ttip non sono sufficientemente avanzati perché Atene possa metterli in pericolo, quindi si tratta di minacce alla fine irrilevanti". E la scelta del nuovo governo Tsipras di scagliarsi contro una partnership, che peraltro ancora naviga in alto mare, appare unicamente motivata dal tentativo di acquisire peso negoziale con la Germania, primo beneficiario di un eventuale accordo, nel mezzo del braccio di ferro tra Atene e Berlino sul nodo del debito ellenico.

L'economista entra poi nel merito del progetto volto a creare la più grande area di libero scambio al mondo con l'Ue e gli Usa che insieme rappresentano circa la metà del Pil globale. "Questo accordo è difficile da raggiungere perché come in tutte le intese commerciali comporta vincitori e vinti", spiega il direttore del Pew. E la Grecia sarebbe tra i perdenti? "No. Non sarebbe tra i vincitori, ma neppure tra i vinti - aggiunge - Diciamo che la Grecia beneficerebbe poco del Ttip, perché non è un paese esportatore e vive di turismo, un settore su cui il Ttip non ha impatto". Sul fronte diametralmente opposto invece c'è "la Germania, il maggiore beneficiario dell'accordo transatlantico, il vincitore in Europa se l'intesa andasse in porto e il primo ad essere danneggiato se l'intesa saltasse". Da qui la strumentalizzazione del potere di veto da parte di Tspiras.

Vero pericolo per partnership sono i ritardi nell'intesa

Oggi la minaccia reale all'accordo sul Ttip non è Tsipras ma il rischio che non si raggiunga un accordo quest'anno. "Se non si chiude il dossier entro il 2015, cosa ritenuta probabile da molti, potrebbe slittare tutto direttamente al 2017, perché i negoziatori europei a quel punto aspetterebbero di trattare con il successore di Obama e non con un Obama in uscita per chiudere un accordo migliore".

Per Stokes però ci sono almeno due buoni motivi per giungere ad un accordo quest'anno: "primo, Obama potrebbe sbandierarlo come una sua vittoria; secondo, un mancato accordo, nel pieno della crisi in Ucraina, sarebbe un messaggio di debolezza degli Usa e dell'Ue agli occhi di Mosca".

Sebbene Atene non rappresenti una minaccia dunque, l'analista si sofferma comunque sui limiti del processo decisionale comunitario: "E' il più democratico, ma anche il più disfunzionale perché prevede che un accordo negoziato da una singola istituzione, nella fattispecie la Commissione Ue, passi al vaglio dei paesi membri, prima in sede di Consiglio Ue e poi, in molti casi, anche in sede parlamentare nazionale per la ratifica finale. Questo è una grande forma di democrazia, ma si rischia di non riuscire a fare le cose".

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