
Il sinologo: "Una pace in Yemen porterebbe naturalmente quasi a una linea di continuità tra la regione cinese dello Xinjiang e l'Africa"
Un "nuovo Medio Oriente in salsa cinese, non necessariamente piccante". Un successo diplomatico della Cina ha portato Iran e Arabia Saudita a concordare la ripresa delle relazioni, dopo anni di rivalità tra Teheran e Riad che hanno segnato gli equilibri in Medio Oriente e il sinologo Francesco Sisci ragiona con l'Adnkronos sugli "effetti di questo accordo". La "prova" sarà in Yemen, sottolinea, perché qui l'intesa tra la Repubblica Islamica e la monarchia del Golfo potrebbe avere implicazioni significative, qui dove l'Iran è stato accusato di sostenere gli Houthi contro il governo che era a Sana'a, appoggiato dai sauditi. "Un accordo per uno scambio di prigionieri rafforza il cessate il fuoco in atto da ottobre - rileva l'esperto sugli ultimi sviluppi - Sono segnali positivi per la guerra iniziata nel 2014".
E, prosegue, "una pace in Yemen porterebbe naturalmente quasi a una linea di continuità tra la regione cinese dello Xinjiang e l'Africa". E poiché sauditi e cinesi sono "grandi sponsor" del Pakistan, con "grande influenza" nel vicino Afghanistan, "una collaborazione pakistana e iraniana in Afghanistan potrebbe stabilizzare anche la situazione" nel Paese martoriato da decenni di guerre e oggi nuovo sotto il controllo dei Talebani.
Sisci pensa quindi a una "linea di continuità che va dallo Xinjiang, attraversa l'Afghanistan, l'Iran, attraversa il mare, lo Yemen, arriva fino a Gibuti, Eritrea ed Etiopia". E, osserva, "la Cina potrebbe raggiungere l'Africa quasi via terra aggirando l'Oceano Indiano, quindi sia l'India che la flotta Usa". Anche se, secondo Sisci, Pechino "dovrebbe portare dentro l'iniziativa" la vicina India.
E sulle implicazioni degli sviluppi tra Teheran e Riad il sinologo si interroga sull'eventualità che possano significare anche un miglioramento dei rapporti tra israeliani e iraniani. "Se questo accadesse allora salterebbe uno dei più grandi ostacoli a un miglioramento delle relazioni tra Iran e Usa", osserva, convinto che "questo accordo a tre con la Cina nasca da due debolezze", quella dei sauditi - "che si sono sentiti allontanati dagli Usa" dopo il caso Jamal Khashoggi "e che quindi avevano problemi di sicurezza davanti agli iraniani" e hanno "ripensato la loro posizione" - e quella degli iraniani perché "gli ayatollah sono indeboliti da mesi e mesi di proteste" dopo la morte di Mahsa Amini.
E, prosegue Sisci, "se questo è un primo passo per miglioramenti di relazioni a 360 gradi nella regione intorno a Iran e Arabia Saudita, i cinesi hanno dato un grande contributo", mentre "se questo accordo escludesse altri Paesi allora le cose potrebbero complicarsi" e si rischia un aumento delle tensioni. E bisogna guardare anche alla Siria, dove la Russia è stata la grande sostenitrice di Bashar al-Assad, "ma ora i russi sono più deboli", passato più di un anno dall'inizio della guerra in Ucraina.
"L'iniziativa cinese ha smosso le acque e può avere un effetto positivo, ma - avverte - sono acque molto turbolente e se non navigate con attenzione potrebbero ritornare in tempesta". E mentre gli interessi cinesi in Africa "si fortificano", l'Iran e l'Arabia Saudita "non sono i Paesi più affidabili del mondo" e quindi, conclude Sisci, "legarsi a loro ha vantaggi e svantaggi".