"Continuiamo a sostenere l'appello promosso da Nessuno tocchi Caino volto a scongiurare l'esecuzione di Ahmadreza Djalali ma soprattutto a porre l'attenzione, più in generale, sul problema della pena di morte in Iran, uno dei paesi che maggiormente ricorre a questa pratica. In termini percentuali rispetto alla popolazione è primatista al mondo". E' quanto afferma all'Adnkronos Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, intervenendo sulla condanna a morte del ricercatore Ahmadreza Djalali che potrebbe essere eseguita entro il 21 maggio. "L'Iran - aggiunge - è uno dei quei paesi totalitari e illiberali nei quali si concentra la quasi totalità delle esecuzioni capitali. A dimostrazione che più che la pena di morte in sé, il problema riguarda lo stato di diritto, la democrazia e i diritti umani universalmente riconosciuti".
"Il caso Djalali, che ci preoccupa e ci vede tuti mobilitati - spiega Zamparutti -, è legato a una prassi in uso nel regime iraniano di usare stranieri condannati a morte come elementi di ricatto rispetto anche al negoziato che c'è in corso sul nucleare. Lo abbiamo già visto: si annunciano esecuzioni cercando magari di ottenere esiti favorevoli ma su altri fronti. Occorre - conclude - mantenere ferma la richiesta quantomeno della sospensione della pena di morte, se non di abolizione in Iran".