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Donna crocifissa a Firenze, stesso Dna in tre casi di violenza

07 maggio 2014 | 21.09
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Donna crocifissa a Firenze, stesso Dna in tre casi di violenza

Si fa sempre più strada l'ipotesi che dietro i ripetuti casi di prostitute seviziate e legate a Firenze e Prato (sarebbero sette nell'arco degli ultimi otto anni) ci sia una sola persona. E' quella del maniaco seriale la pista privilegiata che sarebbe seguita dagli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Firenze che sta conducendo le indagini, per conto del pm Paolo Canessa, per la morte della prostituta romena Andrea Cristina Zamfir, la 26enne trovata 'crocifissa' ad una sbarra, con le mani legate dal nastro adesivo, sotto un cavalcavia nella zona del cimitero di Ugnano, alle porte di Firenze.

Il Dna ha confermato che in almeno tre casi su cinque di violenza sessuale su prostitute, avvenuti tra il 2011 e lo scorso febbraio a Firenze e in provincia, lo stupratore è lo stesso. In altri due casi il Dna è diverso. E' quanto si apprende in ambienti vicino all'inchiesta sulla morte della giovane prostituta romena Andrea Cristina Zamfir, il cui cadavere è stato ritrovato lunedì mattina sotto un cavalcavia alla periferia di Firenze.

Il Dna del maniaco seriale, che prenderebbe di mira le prostitute tossicodipendenti per compiere con loro giochi erotici e poi seviziarle, sarebbe stato rilevato sul nastro adesivo con cui ha legato le mani a Zamfir, a una sbarra durante il gioco erotico che poi l'ha portata alla morte probabilmente per dissanguamento e lesioni interne. Il maniaco seriale avrebbe infatti strappato con la bocca il nastro adesivo, lasciando così tracce di saliva utili per individuare le tracce genetiche.

Gli investigatori, sia la polizia che i carabinieri, che hanno la delega congiunta per le indagini da parte del pm Paolo Canessa, hanno esaminato recenti casi di violenza sessuale su prostitute, riscontrando eventuali analogie del modo di operare da parte dello stupratore.

Intanto all'istituto di medicina legale dell'ospedale di Careggi è stata eseguita l'autopsia sul cadavere di Zamfir.

Ci sarebbe anche un identikit del maniaco, che sarebbe stato fornito da una prostituta, agli inquirenti. Secondo quanto avrebbe raccontato agli investigatori, il suo caso ricorderebbe molto da vicino le modalità in cui è stato ritrovato il corpo di Zamfir vicino al cimitero di Ugnano.

La prostituta, che è stata sentita dagli inquirenti, ha raccontato di essere stata legata a un palo dal suo cliente e poi seviziata con le braccia incrociate sul viso con il nastro adesivo. L'identikit su cui gli investigatori stanno lavorando mostrerebbe un uomo italiano, tra i 50 e i 60 anni grasso e con pochi capelli.

Più o meno tutte le testimonianze raccontano di un uomo di mezza età che avvicina le prostitute chiedendo loro di prendere parte a un gioco erotico in cui è previsto che la donna si spogli completamente e poi si faccia legare le mani. Quasi tutte le testimoni hanno poi riferito che il cliente però andava ben oltre poichè quel suo gioco erotico comprendeva anche una serie di sevizie con l'uso di un tubo metallico.

Intanto, da fonti vicine agli investigatori si è appreso che Andrea Cristina Zamfir sarebbe madre di due figli piccoli, uno di tre anni e l'altro di uno che vivrebbero con i nonni in Romania. La polizia romena ha gia' comunicato ai genitori la notizia della morte della loro figlia. Sembra che i genitori fossero all'oscuro che la loro figlia si prostituisse e drogasse dato che lei aveva raccontato che a Firenze aveva trovato un lavoro come cameriera in un ristorante.

Giovedì è in programma al palazzo di giustizia di Firenze un vertice tra la Procura fiorentina e la Procura di Prato, con l'obiettivo, a quanto si apprende, di giungere a una eventuale riunificazione dei casi in un unico fascicolo.

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