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Palermo: dopo 14 anni lascia porto la 'nave dei veleni', diretta in Turchia

18 giugno 2014 | 15.17
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Si conclude così l'odissea della motonave Helje, battente bandiera ucraina, acquistata da una compagnia armatrice maltese. In questi anni sul suo destino si sono susseguite cause civili di vario genere e destò interesse la vicenda dell’equipaggio, lasciato a bordo senza mezzi di sostentamento

Palermo: dopo 14 anni lascia porto la 'nave dei veleni', diretta in Turchia

Ha lasciato il porto di Palermo, dopo 14 anni, la motonave Helje, battente bandiera Ucraina. La nave, di proprietà della società C.H.M.P. KB, era approdata nel capoluogo siciliano il 21 marzo del 2000, adesso a rimorchio del rimorchiatore Horoz è diretta al porto di Tuzla (Turchia) dove, in un locale cantiere navale, sarà sottoposta a verifiche tecniche da parte dell'acquirente per l'eventuale effettuazione di lavori di riparazione.

Si conclude così l'odissea di questa nave che ormeggiò, vuota di carico, nel porto di Palermo a causa di un malore del suo comandante, che fu ricoverato in un ospedale della città, e anche per la dichiarata mancanza di acqua potabile a bordo. Da quel momento la nave è rimasta ormeggiata presso la diga foranea del porto di Palermo in completo stato di abbandono e in questi 14 anni sul suo destino si sono susseguite cause civili davanti il giudice del lavoro presso il Tribunale di Palermo, promosse dall'equipaggio lasciato a bordo della nave senza mezzi di sostentamento, un procedimento di esecuzione mobiliare, finalizzato al recupero delle somme dovute dalla società armatrice all'equipaggio mediante la vendita della nave.

Poi è arrivato il sequestro conservativo e il successivo pignoramento, il rimpatrio, nel 2001, dell'equipaggio che abbandonò definitivamente la nave, il fallimento, nel 2002, della società proprietaria, un procedimento penale a carico del custode giudiziario della nave, tra le altre cose, per avere depositato sulla nave una notevole quantità di rifiuti speciali pericolosi e non con conseguente sequestro giudiziario dal giudice penale.

Nel 2012, il giudice dell’esecuzione mobiliare, visto che le parti ricorrenti non si erano presentate alle precedenti udienze, ha dichiarato estinto il procedimento esecutivo e disposto la restituzione della nave al legittimo proprietario. Tutti i tentativi compiuti dalla Capitaneria di Porto tramite l’Ambasciata ucraina in Italia, l’Ambasciata italiana in Ucraina e il ministero degli Esteri per individuare gli attuali proprietari della nave, però, non hanno sortito effetti.

Nel settembre del 2013, dopo un’ulteriore ispezione sulla nave, era emerso il degrado dell’imbarcazione, irrimediabilmente danneggiata dalla ruggine, con parte immersa in mare dello scafo ricoperta da incrostazioni, compresi timone e l’elica, e la sala macchine allagata. La perizia tecnica ha evidenziato il rischio di affondamento, già segnalato a partire dal 2006 dalla capitaneria di porto al Tribunale civile. Il 30 ottobre del 2013 la nave è stata messa in vendita e l’Autorità portuale ha rimosso i rifiuti abbandonati a bordo. Acquistata da una compagnia armatrice maltese e previo nulla osta della Corte d’Appello di Palermo l’imbarcazione ha lasciato il porto di Palermo con destinazione Turchia.

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