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Bce, Draghi, avanti con unione monetaria anche se ci sono altre priorità

14 dicembre 2015 | 16.05
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Bce, Draghi, avanti con unione monetaria anche se ci sono altre priorità

Roma. "Creare le condizioni per un rapido smaltimento dei prestiti deteriorati deve essere parte delle misure di politica economica". Non ha usato giri di parole il presidente della Bce Mario Draghi nel ricordare - in un discorso a Bologna per i 40 anni di Prometeia - quale sia il vero ostacolo che blocca la ripresa del settore bancario. Troppe sofferenze - ha spiegato - "comprimono l’offerta di credito per varie ragioni: assorbono risorse e capacità operativa, immobilizzano il capitale bancario in impieghi improduttivi e riducono la redditività delle banche, gravando sulla loro capacità di generare capitale internamente".

Effetti, ha ricordato, che "colpiscono in misura più accentuata le imprese minori, che sono più dipendenti dal credito bancario". Quelle Pmi che, come ha sempre ricordato dal suo arrivo a Francoforte, rappresentano l'ossatura del sistema economico dell'Eurozona, e quindi il motore (o il freno) della ripresa.

In un discorso dedicato al 'maestro' Nino Andreatta, Draghi - nel giorno in cui l'Istat certifica lo stato ancora 'freddissimo' dell'inflazione nel nostro paese - ha ribadito la fiducia nelle misure messe in campo dalla Bce. Per l'esattezza, ha osservato, "dopo la ricalibrazione dei nostri strumenti attuata questo mese dal Consiglio direttivo, ci attendiamo che l’inflazione raggiunga il nostro obiettivo senza ritardi".

Altro passaggio 'obbligato', l'invito a varare riforme vere, profonde, e rapide. "Occorre ricordare - ha spiegato Draghi - come il ritardo nell’attuazione delle importanti riforme strutturali, che rendono un paese più ricco e più capace di affrontare le sfide di oggi, può avere talvolta spiegazioni politiche, ma mai economiche".

Eppure, ha aggiunto, "quando si tratta di dare concretezza all’agenda riformatrice, sembra che in molti paesi dell’eurozona prevalga più l’esitazione che la determinazione", riconoscendo tuttavia "come i cambiamenti necessari siano di portata tale da non poter essere attuati senza un vasto consenso".

Come d'abitudine Draghi ha evitato riferimenti 'nazionali' diretti (in particolare evitando accenni alla vicenda delle 4 banche salvate dal governo italiano). Eppure il presidente della Bce ha voluto concedere all'Italia una 'promozione' sottolineando che "la recente riforma della normativa che disciplina lo stato di insolvenza è da valutarsi positivamente" visto che si stima che in tal modo "la durata media delle procedure fallimentari verrà dimezzata e che i tempi delle procedure di pignoramento diminuiranno in misura non trascurabile".

Un sassolino, però, il presidente dell'Eurotower, se l'è tolto, quando - con un chiaro riferimento alle critiche giunte (in particolare da parte tedesca) sulla politica di tassi negativi - ha ricordato che "nonostante quello che afferma qualcuno, le misure messe in campo dalla Bce non hanno danneggiato le banche. Tutt'altro". Sebbene gli interventi attuati sul fronte dei tassi "talvolta possano aver portato a una contrazione del margine di interesse, le nostre misure - ricorda Draghi - hanno anche determinato guadagni in conto capitale dal lato dell’attivo delle banche, volumi e qualità del credito più elevati". Pertanto, alla luce di tutti questi effetti, "lo staff della BCE stima che l’impatto delle nostre misure sulla profittabilità del settore bancario sia stato sostanzialmente nullo per l’area dell’euro nel suo complesso".

Ma Draghi ha concluso guardando lontano e ricordando che "per sostenere fino in fondo la fiducia è importante non perdere di vista la necessità di completare la nostra unione monetaria, anche quando fronteggiamo priorità più urgenti". "E' solo individuando orizzonti di lungo periodo che si eliminano le fragilità della nostra unione" ha concluso Draghi.

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