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Draghi, il 'custode' dell'Euro compie 70 anni

02 settembre 2017 | 07.02
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Compleanno importante per il 'custode' dell'Euro. Mario Draghi compie domenica settant'anni e li festeggia, a quasi sei anni dal suo insediamento alla guida della Bce, potendo rivendicare il risultato di aver salvato la moneta unica dalla tempesta perfetta della lunga crisi che ha attraversato l'Europa (FOTO). Due i passaggi più significativi del suo mandato che hanno segnato l'azione dell'Eurotower. L'impegno preso il 26 luglio 2012 a fare "qualunque cosa sia necessaria" per salvare l'unione monetaria, quel 'whatever it takes' che resterà nei libri di storia come 'il discorso di Londra', e il lancio del quantitative easing nel 2015, accompagnato da un messaggio altrettanto lapidario: "l'Euro è irreversibile". Fino all'ultimo messaggio, quello di Jackson Hole del 25 agosto scorso: "La ripresa a livello globale si sta rafforzando" ma affinché il processo possa continuare e "renderla dinamica dobbiamo resistere alle tentazioni protezionistiche".

Nel suo perenne confronto-scontro con la Bundesbank di Jens Weidman, sono state spesso le parole, scelte con cura chirurgica, a spiegare ai mercati e all'opinione pubblica le scelte necessarie per intervenire a sostegno della crescita e per riportare l'inflazione vicina al 2%, nel rispetto del mandato della Bce. Parole e azioni che saranno altrettanto necessarie nei prossimi due anni e due mesi di presidenza, per gestire l'uscita dal Qe e dalle altre misure straordinarie messe in campo.

Le decisioni della Bce, da una parte, le parole dall'altra. La strategia di comunicazione, rivolta a toccare la sensibilità dei mercati, è stata e continuerà ad essere una componente essenziale dell'azione dell'Eurotower a guida Mario Draghi.

Il 26 luglio 2012. E' il giorno del 'whatever it takes'. A Londra, il presidente della Bce scandisce le parole giuste per convincere i mercati: "l'euro è irreversibile e la Bce è pronta a fare tutto il necessario per salvare la moneta unica". Allora, si ipotizzava ancora l'uscita dall'Euro della Grecia e lo spread italiano viaggiava sopra quota 500 punti. E quelle parole riuscirono a fermare la speculazione.

Il 5 giugno 2014. Di fronte a un nuovo passaggio delicato, con i mercati in attesa di indicazioni che andassero oltre la decisione di tagliare ancora il costo del denaro, Draghi usa la stessa fermezza: "gli interventi non finiscono qui". Draghi è categorico nel riaffermare la determinazione della banca centrale ad agire per allontanare i rischi di ripresa debole e bassa inflazione. La Bce, assicura, agirà ancora "se servirà, e sempre nell'ambito del mandato".

Il 22 gennaio 2015. Arriva il bazooka, il lancio del quantitative easing. Draghi annuncia il programma di acquisti mensili di titoli, inclusi i bond di Stato, per 60 mld al mese.

Il 21 gennaio 2016. Subito il messaggio chiave, la notizia: "E' necessario rivedere e riconsiderare la nostra politica monetaria al prossimo Consiglio di marzo". Per poi spiegare lo stesso concetto in maniera più articolata: "è chiaro che stiamo adattando i nostri strumenti alle condizioni che cambiano, stiamo facendo tutto quello che è necessario per il nostro mandato". E aggiungere anche un'espressione meno convenzionale ma eloquente: "Non ci arrendiamo".

Il 25 agosto 2017. "La ripresa a livello globale si sta rafforzando" ma affinché il processo possa continuare e "renderla dinamica dobbiamo resistere alle tentazioni protezionistiche", chiarisce Draghi, intervenendo al Symposium della Fed a Jackson Hole.

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