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Draghi mette in riga i 'no Euro': "L'Italia prima pagava spread a 500"

26 marzo 2015 | 14.38
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Un dato che, spiega il presidente della Bce, "è un elemento utile per chi volesse fare paragoni" sull’utilità della moneta unica per la nostra economia. Il Qe raggiungerà già a marzo l'obiettivo dell'acquisto di titoli per 60 miliardi

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Draghi difende l'Euro e 'mette in riga' i detrattori della moneta unica. “Lo spread di 500 punti base pagato dall’Italia rispetto ai Bund nei momenti peggiori della crisi del 2011 e 2012 era esattamente quello che gli italiani hanno pagato per 15 anni in media prima dell’introduzione dell’Euro”, sottolinea il presidente della Bce in audizione alla Camera dei Deputati. Un dato che, ha aggiunto "è un elemento utile per chi volesse fare paragoni” sull’utilità della moneta unica per la nostra economia.

Restano intanto sul tavolo tutti i nodi strutturali da sciogliere. A partire dalla giustizia. L’Italia, sottolinea Draghi, "registra la giustizia civile più lenta in Europa. Dimezzando la lunghezza dei procedimenti gli studi indicano un possibile aumento della produttività dall’8 al 12%”. I tempi dei processi, aggiunge, "influiscono sulla volontà di erogazione del credito alle aziende. In media in Italia una causa richiede 5 anni, a fronte di 1 anno in Germania, Francia e Spagna". Pertanto, evidenzia Draghi, "la regolamentazione incentiva le piccole imprese a rimanere tali". Un nodo, quello delle dimensioni cruciale visto che, spiega il presidente della Bce, "in Italia c’è un’alta concentrazione di microimprese con bassi livelli di produttività".

In questo scenario, resta comunque chiaro che "trincerarsi dietro i confini nazionali non risolverebbe nessuno dei problemi che abbiamo di fronte", anche perché la “disoccupazione finirebbe con l’aumentare”. Così come “non sono una risposta neppure le visioni irrealistiche di una Unione in cui alcuni paesi pagano in permanenza per altri".

Il numero uno dell'Eurotower evidenzia, quindi, i risultati della politica monetaria della Bce e, in particolare, del quantitative easing. ”A oggi contiamo di raggiungere i 60 miliardi di euro per il mese di marzo anche se gli acquisti sono iniziati solo il 9 marzo. Non ci sono segnali di scarsità di titoli di stato, questa non è una prospettiva realistica”. Con il Quantitative Easing “la Bce crea un clima che favorisce le riforme strutturali, difficili da attuare in una congiuntura negativa”, aggiunge Draghi, che esprime un parere "esattamente opposto" rispetto a quanti lamentano che il programma di acquisti potrebbe disincentivare i paesi a varare i necessari cambiamenti. Altrettanto chiara la posizione sulle bad bank. “La Bce guarda con molto favore a iniziative tese a diminuire il peso delle partite deteriorate nei bilanci delle banche”.

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