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Draghi: "La Brexit rallenta la crescita, fino a 0,5% del Pil dell'Eurozona"

28 giugno 2016 | 12.19
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La decisione della Gran Bretagna di lasciare l'Ue avrà un impatto sulla crescita attesa del Pil dell'Eurozona stimabile nell'ordine di 0,3-0,5 punti percentuali in meno rispetto alla crescita ipotizzata nello scenario di base, nei prossimi tre anni. Lo ha spiegato il presidente della Bce Mario Draghi ai capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles, si apprende da fonti Ue.

Forse potrebbe esserci la percezione, avrebbe detto Draghi, agli occhi del resto del mondo, che l'Ue possa diventare "ingovernabile", anche alla luce dell'uscita della Gran Bretagna decisa nel referendum di giovedì scorso, ed è per questo che l'impegno dei leader a lavorare insieme è così fondamentale.

BANCHE- Le "vulnerabilità" del settore bancario dell'Eurozona dovrebbero essere affrontate. Lo ha sottolineato il presidente della Bce Mario Draghi durante la riunione di oggi pomeriggio del Consiglio Europeo, riferiscono fonti Ue. La Bce, ha ripetuto Draghi, dopo l'esito del referendum britannico è "pronta a cooperare" con le altre banche centrali e ad assicurare la stabilità dei prezzi. Il banchiere centrale ha anche ripetuto che la composizione della spesa pubblica dovrebbe essere più orientata a favorire la crescita economica.

MONETA - Un "allineamento globale" delle politiche monetarie. Perché l'economia mondiale "ne può beneficiare". E' l'indicazione decisa che arriva dal presidente della Bce, Mario Draghi, nel suo intervento a Sintra, in Portogallo all'Ecb Forum on Central Banking. "A prescindere dai punti di vista, quello che è chiaro è che la questione della dimensione internazionale delle politica monetaria sta diventando più pertinente", premette nella sua analisi. Secondo Draghi, non esiste un'alternativa. "Questa non è una preferenza o una scelta. E 'semplicemente la nuova realtà che abbiamo di fronte".

INFLAZIONE - Draghi pensa all'inflazione. Una implicazione della natura globale della bassa inflazione "è che vi è una responsabilità comune per affrontare le sue fonti, qualunque siano e ovunque abbiano origine". Più in generale, "l'interesse comune oggi è una chiusura più rapida del global output gap, l'inflazione globale più stabile, una maggiore crescita globale a lungo termine e una maggiore stabilità finanziaria globale".

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