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Draghi: "Servono risposte europee"

12 marzo 2022 | 10.18
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In assenza di una risposta comune ha ribadito il premier: "Gli obiettivi sulla difesa non si raggiungono".

Mario Draghi (Fotogramma/Ipa)
Mario Draghi (Fotogramma/Ipa)

Alla grande incertezza determinata dalla guerra della Russia contro l'Ucraina bisogna dare "una risposta di politica di bilancio: se l'economia si dovesse indebolire, in quel caso occorrerà una convincente risposta delle politiche di bilancio, che non può venire dai bilanci nazionali. Bisogna che sia una risposta europea". Lo sottolinea il presidente del Consiglio Mario Draghi, a Versailles in conferenza stampa. Anche perché l'alternativa è semplice: in assenza di una risposta comune, semplicemente "gli obiettivi sulla difesa non si raggiungono".

"E' un momento di grande incertezza - prosegue Draghi - non si può dire che l'economia vada male, l'Europa continua a crescere. I bisogni finanziari dell'Ue per rispettare gli obiettivi di clima, di difesa e di politica energetica sono molto grandi. Secondo i calcoli della Commissione, assumendo che la mancanza che vogliamo riempire per il bilancio della difesa sia lo 0,6% del Pil dell'Ue, quello che ci separa dal 2% deciso dalla Nato, il fabbisogno finanziario è da 1,5 a 2 e più trilioni di euro nei prossimi cinque o sei anni".

"Questo - aggiunge Draghi - per rispettare gli obiettivi climatici al 2030 e le promesse sottoscritte nella Nato. I bilanci nazionali non hanno questo spazio: ho posto questa tema in maniera molto chiara. Bisogna trovare un compromesso su come generare o dove trovare queste risorse: all'interno dei bilanci nazionali non c'è spazio. Il Consiglio informale ha posto una base molto buona per la discussione nel Consiglio Europeo" formale di fine mese.

Per Draghi, la situazione determinata dalla guerra in Ucraina, dopo la pandemia di Covid-19, "genera la necessità di una revisione di tutto l'apparato regolatorio, che è giustificata dalla situazione di emergenza. E' un'emergenza che ritroviamo sul patto di stabilità, sulle leggi sugli aiuti di Stato, sugli standard dei prodotti agricoli da importare, sul mercato dell'elettricità. In sostanza c'è la convinzione ormai consolidata della Commissione che occorra rivisitare temporaneamente le regole" che hanno organizzato il funzionamento dell'Ue finora.

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