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Droga, omicidi e rapine: 52 arresti a Taranto

06 ottobre 2014 | 11.01
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Le indagini hanno accertato che il gruppo criminale operava nel capoluogo jonico con forti articolazioni a Verona e Sassari

Droga, omicidi e rapine: 52 arresti a Taranto

Vasta operazione antimafia della Polizia di Taranto, coordinata dalla Dda di Lecce. Eseguite in tutto il territorio italiano 49 ordinanze di custodia cautelari nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario di titolo, dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, estorsione, rapina e detenzione di armi. Tre persone sono sfuggite all'arresto. Le indagini hanno accertato che il gruppo criminale operava nel capoluogo jonico con forti articolazioni a Verona e Sassari.

Le indagini che hanno portato all'operazione 'Alias' sono iniziate verso la fine del 2012, all'indomani di due scarcerazioni eccellenti, dopo 20 anni di reclusione, quelle di Orlando D'Oronzo e Nicola De Vitis. Entrambi sono noti esponenti della malavita tarantina, già condannati nel processo 'Ellesponto' per il reato di associazione mafios.

Al momento dell'avvio delle investigazioni forte appariva il rischio che D'Oronzo e De Vitis volessero ricostituire lo storico clan ('D'Oronzo-De Vitis-Ricciardi') che, negli anni '90, imperversò a Taranto, in alleanza con il boss Antonio Modeo, detto il 'Messicano', in contrapposizione con i tre fratelli Gianfranco, Riccardo e Claudio Modeo, da cui scaturì una guerra di malavita con oltre un centinaio di morti. Infatti il sodalizio si stava ricompattando. D'Oronzo e De Vitis hanno potuto contare su una nutrita schiera di 'soldati' riconducibili ai rispettivi nuclei familiari. Alcuni dei seguaci del secondo sono, in prevalenza, di origini pugliesi e siciliane, residenti a Verona. Lo dimostrano anche i sequestri di armi effettuati sia a Taranto che nella città scaligera.

Il gruppo criminale aveva forti interessi nel settore degli stupefacenti e aveva intessuto una serie di contatti con esponenti calabresi, sardi e veronesi. E' stato documentata la consumazione da parte del gruppo criminale di numerose estorsioni, sia ai danni di imprese che operavano nel campo della edilizia stradale che nei confronti di titolari di esercizi commerciali, cui i componenti dell'organizzazione si avvicinavano facendo valere il proprio spessore mafioso. Il duo D'Oronzo-De Vitis ha costituito un punto di riferimento per i vertici delle compagini delinquenziali presenti a Taranto, sia quando queste ultime intendevano avviare attività illecite (in quel caso chiedevano il 'placet' dei due boss), sia quando sorgevano particolari problemi che potevano essere risolte solo grazie ad un intervento carismatico da parte di uno dei due.

Nicola De Vitis, secondo gli inquirenti, è il mandante dell'omicidio del 29 maggio 2013 ad opera dei fratelli Pascalicchio ai danni del noto pregiudicato Antonio Santagato. Il boss, tramite un suo fidato complice, Cosimo Buzzacchino, avrebbe fornito ai due fratelli la pistola utilizzata per l'omicidio. L'indagine in corso ha consentito di accertare la responsabilità sugli autori di altri delitti consumati nel capoluogo jonico negli ultimi anni. Per l'esecuzione delle ordinanze sono stati impiegati oltre 250 agenti tra personale della Polizia di Stato della Questura di Taranto e delle Questure di Verona, Bergamo, Sassari, Matera, Bari, Lecce, Brindisi, Foggia, Napoli e Reggio Calabria. Sono intervenuti anche 24 equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Puglia, due unità cinofile antidroga della Questura di Bari ed un elicottero del Reparto Volo di Bari.

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