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Ebola, l'esperto: "Per batterla fare come Venezia contro la peste del Trecento"

27 agosto 2014 | 14.20
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Ha mostrato i primi risultati positivi in laboratorio anche se è ancora in lavorazione. Il professor Igor Linkov dell'Università di Ca' Foscari suggerisce di prendere spunto da come Venezia superò l'emergenza della peste del Trecento. Dall'Air France stop ai voli in Sierra Leone. Sarà curato in Germania il medico senegalese dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che è stato infettato

Ebola, l'esperto:

Dalla Russia una nuova speranza contro Ebola. Un vaccino sperimentale messo a punto da esperti russi ha mostrato i primi risultati positivi in studi preclinici. Ad annunciarlo, riporta l'agenzia Ria Novosti, è il ministro della Sanità del Cremlino, Veronika Skvortsova. "Conosciamo l'agente patogeno e le sue caratteristiche e attualmente abbiamo un vaccino sperimentale che ha subito studi preclinici con buoni risultati", ha detto il ministro della Salute. L'equipe che sta lavorando alla messa a punto del vaccino comprende esperti dell'Istituto Ivanov del ministero e uno specialista dell'agenzia statale per la tutela della salute, appena tornato dalla Guinea. Skvortsova ha riferito che "il vaccino è attualmente in fase di ulteriori test".

L'esperto, fare come Venezia con la peste del Trecento . Che cosa può insegnare la Venezia del XIV secolo ai sanitari impegnati nella lotta all'epidemia di Ebola? Molto, almeno secondo uno studio pubblicato su 'Environment Systems Decisions': la risposta messa in campo nei secoli scorsi dalla città, che in questi giorni ospita il festival del cinema, contro un evento drammatico come la peste del Trecento, è infatti un "esempio di gestione del rischio e di resilienza". Studiare l'approccio veneziano alla 'morte nera' offre "preziose lezioni su come contenere le conseguenze delle minacce emergenti, come il cambiamento climatico, il terrorismo e le malattie altamente infettive o farmaco-resistenti, Ebola inclusa". A sostenerlo è Igor Linkov del US Army Engineer Research and Development Center, visiting professor dell'Università Ca' Foscari di Venezia in Italia. La città italiana era il fulcro di molte rotte commerciali verso l'Europa centrale, e nel 1347 divenne l'epicentro dell'epidemia di peste. Se i veneziani inizialmente avevano tentato di difendersi da quello che credevano un castigo di Dio, ricorrendo a sistemi tradizionali come la preghiera e i rituali, poi hanno iniziato a utilizzare un approccio "di gestione della resilienza", la capacità di fronteggiare in modo positivo eventi traumatici. Ma come? Invece ci concentrarsi su un pericolo misterioso, le autorità cittadine si concentrarono sulle gestione degli spostamenti, delle interazioni sociali e sulla raccolta di dati relativi al sistema cittadino. Attivando un sistema di ispezioni, un lazzaretto sulle isole vicine alla città, periodi di quarantena e i ben noti indumenti protettivi per i sanitari e le persone che maneggiavano i corpi delle vittime. Anche se questi interventi sono arrivati troppo tardi per fermare la devastazione iniziale della malattia, Venezia si è risollevata, ha continuato a fiorire ed è arrivata fino ad oggi, sperimentando solo episodi sporadici di peste in seguito, mentre in Grecia e in Europa meridionale epidemie simili hanno infuriato per secoli. Mentre il mondo è alle prese con l'epidemia di Ebola in Africa occidentale, Linkov e i suoi colleghi invitano a imparare dai veneziani la gestione della resilienza. Nel caso di Ebola, fattori economici e culturali rendono difficile, infatti, la gestione del rischio nei Paesi colpiti. Anche se ci vorrà del tempo per trasformare le tradizioni profondamente radicate che contribuiscono alla diffusione del virus killer, sanitari e politici locali possono essere in grado di mettere in campo interventi importanti e attrezzare meglio le città a prepararsi e superare questa minaccia. "La gestione della resilienza può essere utile per affrontare l'attuale epidemia di Ebola in Africa", sostiene Linkov.

Intanto è arrivato in Germania il medico senegalese dell'Organizzazione mondiale della Sanità, infettato dal virus Ebola in Sierra Leone. Sarà curato nell'ospedale di Hamburg-Eppendorf , dichiara Tarik Jasarevic, portavoce dell'Oms per l'epidemia di Ebola. L'epidemiologo è stato infettato, mentre lavorava in un laboratorio nella città di Kailahun, vicino al confine con la Guinea.

Promettente terapia per il ceppo Sudan del virus. Esistono cinque ceppi di Ebola, per nessuno dei quali finora esistono terapie approvate. Uno dei ceppi più letali è l'ebolavirus Sudan (Sudv), mentre il protagonista dell'epidemia in corso è il ceppo Zaire (Ebov). Ora un nuovo studio, pubblicato su 'ACS Chemical Biology', segnala una possibile terapia che potrebbe un giorno aiutare a curare i pazienti infettati con questo ceppo di Ebola. John Dye, Sachdev Sidhu, Jonathan Lai e alcuni colleghi, finanziati dai National Institutes of Health, ricordano che circa il 50-90% dei pazienti muore, dopo aver sperimentato i sintomi tipici della malattia, che includono febbre, dolori muscolari, vomito ed emorragie. Il team di ricerca si è concentrato su un anticorpo diretto contro il ceppo Sudv e sviluppato nei topi. Ma il sistema immunitario umano potrebbe riconoscere l'anticorpo come 'estraneo' e sbarazzarsene. Per evitare questo problema, gli scienziati hanno prodotto una versione 'umanizzata' dell'anticorpo. Il team ha messo a punto alcune versioni umanizzate, identificandone in grado di respingere il virus in test di laboratorio, condotti su cellule e sugli animali allevati ad hoc. "Questi anticorpi rappresentano forti candidati immunoterapeutici per il trattamento dell'infezione da Sudv", dicono i ricercatori.

Air France, stop ai voli in Sierra Leone . La compagnia di bandiera francese, Air France, ha deciso di 'sospendere temporaneamente' il servizio all'aeroporto di Freetown, capitale della Sierra Leone, a partire da giovedì. La compagnia che garantiva gli unici collegamenti aerei rimasti, insieme alla Brussels Airlines, verso il Paese pesantemente colpito dal virus di Ebola, aveva ricevuto l'invito allo stop dal Governo d'Oltralpe. L'esecutivo ha giustificato la richiesta con "l'evoluzione della malattia e la situazione dei servizi sanitari in Liberia e Sierra Leone". L'appello del governo era anche ai francesi residenti, "la cui presenza non sia indispensabile", a lasciare il Paese o rientrare dalle vacanze. Nei giorni scorsi il coordinatore speciale dell'Onu per l'emergenza Ebola, David Nabarro, aveva criticato la sospensione dei voli, sottolineando che venire a capo dell'epidemia diventa "impossibile" se i Paesi continuano a cancellare le i voli nelle aree, colpite dal virus. Le pur comprensibili decisioni di alcune compagnie di non servire più Freetown, Monrovia o Conakry "hanno già avuto - aveva affermato Nabarro - un enorme impatto sulla capacità dell'Onu di far arrivare personale e materiale". Air France nei giorni scorsi aveva già affrontato il problema del rifiuto, da parte di componenti degli equipaggi, di imbarcarsi per le aree a rischio e la petizione del sindacato nazionale, Sngaf, per lo stop immediato ai voli nei Paesi toccati da Ebola.

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