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Economisti sicuri, per Italia rischio contagio dalla Grecia non esiste

06 luglio 2015 | 18.45
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Economisti sicuri, per Italia rischio contagio dalla Grecia non esiste

Nessun rischio per l'Italia dalla crisi greca. Nonostante la chiusura in forte calo di Piazza Affari, le vendite registrate dai titoli bancari e lo spread in risalita, gli economisti interpellati dall'Adnkronos sono sicuri che l'effetto contagio non possa riguardare il nostro Paese.

Secondo Giacomo Vaciago, economista dell'università Cattolica di Milano, il pericolo principale non è rappresentato dall'uscita della Grecia dall'euro, ma dal passare "i prossimi 15 anni a parlare di Atene". Perché "la qualità della vita degli italiani non dipende dalla Grecia ma da quello che il nostro governo fa per i tanti problemi del paese". I costi dell'uscita di Atene dalla zona euro sarebbero inoltre decisamente inferiori di quelli già sostenuti in questi anni per i vari tentativi di salvataggio. "La crisi italiana del 2011, infatti, nasce ad Atene. Pensiamo alle migliaia di aziende buone strangolate dalla stretta del credito dopo la crisi greca. Ci ha danneggiato molto più dei 40 mld di prestiti o di un'eventuale svalutazione della dracma", fa notare l'economista.

Mette l'accento sulle debolezze strutturali della Grecia Pietro Reichlin, docente di economia all'università 'Luiss Guido Carli'. "Dal punto di vista finanziario il debito non è più sul mercato ma nelle mani di istituzioni economiche internazionali. Questo dovrebbe limitare il contagio". Inoltre, continua l'economista, "la Grecia ha un export molto limitato" che non sembra essere in grado di mettere in crisi quei settori, come la produzione di olio e la pesca, nella quale è diretta concorrente dell'Italia.

"Il rischio è uno, e si chiama spread", commenta Giuseppe Di Taranto, professore di storia dell'economia e dell'impresa all'università Luiss Guido Carli. "La risalita odierna è normale, ma dobbiamo stare tranquilli. L'Italia ha un patrimonio pubblico di oltre 2mila miliardi di euro, una cifra che ci protegge perché equivalente al nostro debito. Inoltre la ricchezza privata supera di oltre tre volte il nostro debito, un patrimonio che nessuno ha in Europa". Fondamentali forti, quindi, ma anche una "situazione congiunturale favorevole". "A parte la solidità del nostro paese c'è la protezione della Bce che può comprare i titoli degli stati, la svalutazione dell'euro dovuta al quantitative easing che migliora la nostra competitività e la riduzione prezzo petrolio", conclude l'economista.

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