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Edoardo Erba: "Il mio testo teatrale per 'Muratori' dal romanesco passa ora al napoletano"

13 ottobre 2021 | 15.44
LETTURA: 3 minuti

In scena alla Sala Umberto di Roma dal 19 al 24 ottobre

'Muratori' al teatro Sala Umberto di Roma
'Muratori' al teatro Sala Umberto di Roma

Nasce in italiano, cresce in romanesco e ora passa, senza invecchiare, al napoletano. E' la storia linguistica del testo per 'Muratori' scritto da Edoardo Erba, che sarà in scena dal 19 al 24 ottobre alla Sala Umberto di Roma - protagonisti Massimo De Matteo, Francesco Procopio e Angela De Matteo diretti da Peppe Miale - per la prima volta in versione partenopea, dopo averne conosciuta anche una friulana.

Racconta lo scrittore: "Il testo di 'Muratori' è nato in italiano e a me pareva bello così; ma lo lesse il critico teatrale Franco Quadri e mi disse che il testo era ottimo ma la lingua non andava, rendeva poco credibili i personaggi e si adattava meglio un dialetto o almeno una forte cadenza regionale. Così nacque 'Muratori' in romanesco, frutto di un minuzioso lavoro del gruppo che l’avrebbe poi messo in scena, formato da me con Massimo Venturiello, Nicola Pistoia e Paolo Triestino. L’edizione romana fu un successo che si prolungò per sedici stagioni consecutive. Esaurita questa versione, oggi 'Muratori' riparte dal dialetto napoletano".

Per il regista Peppe Miale, "il testo di Edoardo Erba naviga tra rigogliosi orizzonti di concreta e raffinata comicità e piccole e sorprendenti soste in acque che demandano ad un’acuta riflessione sulla condizione umana. E se nella nostra lettura, la retorica potrebbe rappresentare facile inciampo, proviamo a denunciare che, se è vero come è vero che il momento pandemico in essere costringe a una crisi della cultura, di cui il teatro è solo fra le più alte rappresentazioni, è pur vero che l’autore già nel 2002 ci segnalava che c’era chi desiderava che la cultura fosse 'murata' in un supermercato ed è quindi sempre nostro compito provare con umiltà affinché i muri non si sostituiscano ai sipari".

Il tema della commedia di Edoardo Erba è quanto mai attuale, specie in questo periodo che ha visto tante sale teatrali non riaprire più dopo la pandemia del Covid: la crisi dei teatri sempre più sacrificati per fare spazio a più lucrosi supermercati. La vicenda si dipana attraverso esilaranti scambi comici e momenti di profonda riflessione, per una storia di amicizia e di rivincita, intrisa anche di conflitti sociali, che vuole essere un inno dichiarato di amore per il teatro.

La scena si svolge di notte, quando due muratori sono al lavoro per chiudere con un muro il palcoscenico di un teatro in disuso: l’area è stata ceduta al supermercato confinante che deve ampliare il magazzino; si tratta di un abuso edilizio e bisogna lavorare in fretta, per finire il lavoro prima che venga il giorno.

Ma il teatro è un luogo magico e profanarlo significa scatenare presenze nascoste, irrazionali, capaci di provocare forti emozioni nel cuore dei due ignari manovali, fino all'incontro con una enigmatica e sensuale signorina Giulia che scompiglierà il loro destino e quello stesso del teatro.

(di Enzo Bonaiuto)

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