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Eduardo De Filippo secondo Carlo Cecchi, un dittico al teatro Argentina di Roma

11 dicembre 2021 | 18.36
LETTURA: 2 minuti

L'attore e regista in scena con due atti unici del drammaturgo napoletano: 'Dolore sotto chiave' e 'Sik-Sik l'artefice magico'

Carlo Cecchi al Teatro Argentina  in 'Dolore sotto chiave'
Carlo Cecchi al Teatro Argentina in 'Dolore sotto chiave'

Carlo Cecchi si fa in due, per interpretare Eduardo De Filippo. L'attore e regista è in scena fino al 23 dicembre al teatro Argentina di Roma con due atti unici del drammaturgo napoletano: 'Dolore sotto chiave' e 'Sik Sik l'artefice magico', affiancato in entrambe le performances da Angelica Ippolito e, fra gli altri, da Vincenzo Ferrera. Una produzione targata Teatro di Roma, Marche Teatro, Elledieffe. Le parole, le smorfie, i gesti, i silenzi tipicamente eduardiani rivivono nell'interpretazione di Cecchi, che rende omaggio al Maestro partenopeo senza tentare improbabili repliche ma anche senza tradirne il segno distintivo.

Le due opere propongono due timbri diversi di commedia, la prima sospesa tra l'assurdo e il farsesco, le seconda decisamente e popolarmente comica, con al centro il tema della morte: quella fisica, nel primo caso; quella artistica nel secondo. Se infatti in 'Dolore sotto chiave' si tratta di indagare sugli imperscrutabili moventi che portano una sorella a nascondere per un anno al fratello la notizia della morte di sua moglie, per non provocargli traumi fatali a causa della scomparsa della donna amata; in 'Sik Sik l'artefice magico' a morire fra le risate è l'arte nei giochi di prestigio di un improbabile 'mago' a causa del suo ancora più improbabile complice fintamente pescato a caso tra il pubblico.

"Eduardo sembra dirci che la morte fa il suo corso, portando con sé un carico di lutti, ma all'uomo non resta che affrontarla perché anche la morte fa parte della vita e cercare di negarla significa negare la vita stessa - sottolinea Carlo Cecchi nelle sue note di regia - Così come la vicenda umana e comica di uno spiantato illusionista, mago da strapazzo, porta con sé il retrogusto amaro del fallimento", che anch'esso dopotutto confina con la morte.

(di Enzo Bonaiuto)

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