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'Effetto crisi', cuore più a rischio per poveri e divorziati

27 agosto 2016 | 19.53
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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La crisi - che sia economica o sentimentale - colpisce dritto al cuore. E' l'effetto 'fotografato' da un nuovo studio presentato al congresso della Società europea di cardiologia (Esc), in corso a Roma da oggi fino a mercoledì 31 agosto. La ricerca ha indagato sull'associazione tra status socioeconomico e disturbi cardiovascolari aterosclerotici, rilevando che avere un reddito basso ed essere divorziati risultano essere indicatori di rischio in una popolazione con una malattia coronarica stabile successiva ad infarto. Nel dettaglio, il lavoro condotto su pazienti con alle spalle già un primo attacco di cuore, ha mostrato che il rischio di un secondo evento è stato inferiore del 36% per le persone con i redditi più alti rispetto a quelle con le disponibilità economiche minori. Ma non solo: dai dati è emerso anche un rischio aumentato del 14% nei divorziati rispetto ai pazienti sposati.

A valutare la forza di questo legame è stato un team di ricercatori del Karolinska Institutet che ha analizzato un totale di quasi 30.000 uomini e donne tra i 40 e i 76 anni identificati nei registri nazionali svedesi del Sephia (Secondary Prevention After Heart Intensive Care Admission) e sottoposti a una nuova visita tra gli 11 e i 15 mesi dopo il loro primo infarto del miocardio. I dati clinici sono stati poi incrociati con dati relativi al reddito dell'anno precedente all'infarto, lo status familiare, il livello di educazione e la condizione cardiovascolare. Durante il periodo di controllo di 4,1 anni, l'8% dei pazienti era andato incontro a un secondo evento cardiaco (2.405 persone) e gli scienziati hanno rilevato un'associazione indipendente tra il livello economico e gli accidenti cardiovascolari. Allo stesso modo si è visto come i divorziati correvano un rischio maggiore di un nuovo evento acuto.

I redditi dei soggetti analizzati nello studio sono stati divisi in cinque diversi livelli, dal più basso al più alto. Il rateo di incidenza di eventi cardiovascolari secondari su 1000 persone l'anno era più alto - pari a 25.9 - proprio nella fascia più povera e decresceva progressivamente verso i gruppi e a più alto reddito per arrivare a 14.3 per 1000 nei soggetti economicamente più avvantaggiati.

In Italia sono un milione e 470 mila le famiglie residenti in che vivono in condizioni di povertà assoluta: in tutto 4 milioni e 102 mila persone pari al 6,8% dell'intera popolazione, con percentuali più alte nel Mezzogiorno (8,6% contro il 4,2% del Nord). "La crisi economica degli ultimi anni ha di fatto aumentato questa fascia della popolazione lasciandosi alle spalle una schiera di disoccupati, famiglie in difficoltà ed anziani con pensioni che non consentono di provvedere adeguatamente alle proprie cure - sottolinea Michele Gulizia, direttore della Cardiologia dell'ospedale Garibaldi di Catania e Esc Local press coordinator - Si tratta di una situazione che potrebbe in pochi anni rappresentare una vera e propria emergenza di salute pubblica. Si stima infatti che proprio le malattie cardiache saranno il maggior problema sanitario dei prossimi anni nei paesi occidentali".

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