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Effetto Renzi e rinnovamento, anche la Cgil ci pensa

26 maggio 2014 | 19.33
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L’occasione per verificare se l’onda del cambiamento possa investire anche il sindacato più grande e rappresentativo potrebbe presentarsi presto. Si profilerebbero tempi rapidi per la convocazione del direttivo al quale Camusso dovrà presentare la proposta del nuovo ‘board’, avviare le ‘consultazioni’ formali, e poi andare al voto

 (foto Infophoto)
(foto Infophoto)

Rinnovamento, non solo generazionale. E’ un’esigenza che anche il sindacato ha già messo in conto ma che l’effetto Renzi, a maggior ragione dopo il risultato delle Europee, sembra accelerare. E l’occasione per verificare se l’onda del cambiamento possa investire anche il sindacato più grande e rappresentativo, la Cgil, finita più e più volte nel mirino del premier, potrebbe presentarsi presto. Si profilerebbero tempi rapidi per la convocazione del direttivo al quale Camusso dovrà presentare la proposta del nuovo ‘board’, avviare le ‘consultazioni’ formali, e poi andare al voto.

Per uno strano gioco di ‘agende’ e appuntamenti, infatti, non ultimo l’assise generale a Berlino del sindacato mondiale, la segreteria della confederazione di Corso Italia è ancora di là dall’essere eletta, nonostante siano passati quasi venti giorni dalla fine del congresso. Una conclusione concitata, sia per l’opposizione delle minoranze, Cremaschi, Landini e Rinaldini, sia per quella di alcuni fuoriusciti dalla maggioranza come Nicolosi, che consigliò, al leader rieletto, Susanna Camusso, di rinviare ad un successivo momento la rielezione del vertice del sindacato.

Una ‘pausa di riflessione’ lunga, di un certo peso, dunque, che secondo alcune voci interne potrebbe portare con sé alcune novità, non solo di carattere organizzativo, con cui ridisegnare la segreteria. La volontà di innovare, d’altra parte, era già emersa nelle parole di Camusso al termine del congresso ma rinviata alla conferenza di organizzazione del 2015. Ma ora il tempo stringe e la realtà interna porta il sindacato ad anticipare, almeno parzialmente, alcune delle innovazioni.

Era stata la stessa Camusso a parlare della necessità “di rimontare” quel disorientamento che al momento paralizza il sindacato. Una rimonta che passa “per un cambio generazionale. Ma gradualmente. Perché non inseguiamo la logica del fiore all’occhiello che serve a lavarsi la coscienza ma può fare anche grandi danni”, aveva spiegato dal palco di Rimini. L’idea dunque è quella di lavorare “per uscire da una condizione di mono-generazione e iniziare a mescolarsi di più ai giovani” con un “passo laterale” delle prime file e l’avanzamento delle seconde e terze.

E il vento del rinnovamento investirà, se non nell’immediato, anche il ponte di comando del sindacato con un ridimensionamento del ruolo del segretario generale verso una dimensione più collettiva e la reintroduzione della figura di un numero due del sindacato, sia esso segretario generale aggiunto o vicesegretario generale, con cui stemperare la “progressiva personalizzazione e individualizzazione delle cariche” e annullare quella “leaderizzazione” che proprio i risultati delle ultime elezioni europee sembrano aver consegnato al Paese.

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