(Aki/Washington Post) - Segna un'escalation nella rivolta islamica in Egitto l'attentato di ieri contro un bus di turisti sudcoreani nella Penisola del Sinai costato la vita a tre persone. Se finora l'obiettivo dei rivoltosi erano stati militari e forze di polizia, l'attacco ai turisti dimostra infatti la volonta' di colpire l'industria del turismo vitale per il governo e la ripresa del Paese. ''Per il governo e lo Stato si tratta di una sfida maggiore di quelle che si sono presentate finora'', spiega Kamal Habib, uno dei fondatori della Jihad islamica che ha rinunciato alla violenza. ''E' l'inizio di una nuova fase'' del conflitto tra islamici e governo sostenuto dai militari, precisa Habib.
Inoltre, secondo gli esperti, la persecuzione degli islamici da parte del governo che ha preso il posto di quello del presidente Mohammed Morsi ha spinto diverse persone ad aderire a gruppi estremisti che ora, si stima, vantano dai 500 ai duemila combattenti. ''Sara' una lunga guerra'', ritiene l'ex generale dell'esercito Safwat el-Zayat, mentre l'analista Omar Ashour del Brookings Doha Center ricorda come gli estremisti ritengano ''illegittime le urne'' e che siano ''le armi a garantire la loro sopravvivenza''.
