Tony Blair ha accettato di diventare consulente Abdel Fattah al-Sisi, il presidente egiziano arrivato lo scorso anno al potere con un golpe militare. Lo rivela oggi the Guardian, specificando che l'ex premier britannico e attuale inviato del Quartetto per il Medio Oriente consiglierà al-Sisi per un percorso di "riforme economiche" nell'ambito di una task force finanziata dagli Emirati Arabi Uniti che ha l'obiettivo di attrarre investimenti in Egitto.
Ma la scelta dell'ex leader laburista britannico viene fortemente contestata da un suo ex alleato politico che, parlando con il Guardian, sostiene che queste consulenza per il regime egiziano arrecherà "un terribile danno alla sua immagine, a quella di tutti noi e a quella del New Labour". Una portavoce di Blair ha affermato che la sua attività "per aiutare l'Egitto ad ottenere il sostegno della comunità internazionale" non ha come scopo "alcun guadagno personale", sottolineando che nè l'ex premier nè la sua organizzazione avranno alcun compenso.
"Darà i suoi consigli, parteciperà a riunioni" aggiunge la portavoce, precisando che Blair è convinto che il governo di al-Sisi "debba essere sostenuto nella sua agenda di riforme". "Non stiamo cercando nessuna opportunità di affari in Egitto", ha ribadito la portavoce. Parole che non convincono però l'ex alleato politico del premier che definisce Blair "l'eminenza grigia di al Sisi che sta lavorando ad un piano economico finanziato dagli Emirati Arabi. Ma non dovrebbe farlo - aggiunge - sta lavorando con un regime che mette in prigione i giornalisti".