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Recensione Games

Elden Ring, la recensione

03 marzo 2022 | 19.59
LETTURA: 5 minuti

Più grande e più cattivo: il capolavoro di Hidetaka Miyazaki sotto la lente di ingrandimento

Elden Ring, la recensione

Il game designer Hidetaka Miyazaki ha il merito di aver inventato un genere: nel 2009 Demon's Souls iniziava in sordina un lavoro di innovazione dei GdR action che sarebbe culminato nel 2011 con Dark Souls. Dopo due seguiti, dopo Bloodborne, dopo tantissimi titoli che hanno preso ispirazione più o meno direttamente dall'originale, Miyazaki è tornato alle origini con il chiaro intendo di stravolgerle. Per eliminare qualsiasi dubbio sin dall'inizio, Elden Ring non è Dark Souls IV : il nuovo lavoro di FromSoftware vive di un nuovo incredibile rapporto tra il mondo circostante e il giocatore, di un senso d'avventura assente nei Souls e di un mondo aperto da esplorare in libertà. Questa è l'aggiunta che cambia tutto: recentemente abbiamo visto la struttura open world rivoluzionare serie storiche come Zelda e Pokémon, e anche qui il risultato è lo stesso, visto che nulla sarà più come prima. Non a caso Elden Ring non è frutto solamente del genio di Hidetaka Miyazaki, ma si avvale della collaborazione con George R.R. Martin, l'autore della saga letteraria che ha dato vita a Il Trono di Spade. Indubbiamente la trama ha un respiro molto più ampio: l'Anello Ancestrale del titolo è una runa che un tempo permetteva alla regina Marika di mantenere la pace su tutto l'Interregno. L'Anello fu poi frantumato, e dei semidei entrarono in possesso delle Rune che ne derivarono dando vita all Disgregazione e con questa a guerre, morte e carestia. L'unica speranze dell'Interregno sono i Senzaluce, una stirpe reietta che come unica possibilità di redenzione ha il recupero delle Rune e la ricostruzione dell'Anello Ancestrale.

Nonostante l'introduzione della meccanica open world, nulla è dato per scontato in Elden Ring . Proprio come in ogni altro Souls, non ci sono missioni secondarie segnate chiaramente sulla mappa, ma ogni frammento della trama è legato all'esplorazione attiva del giocatore. I dialoghi con gli NPC non svelano frammenti di storia significativi se non dopo grandissimi sforzi, che includono anche leggere ogni documento che si trova e perdersi in ogni meandro dell'immensa mappa, che si dispiega al controller un po' per volta ma, virtualmente, permette di recarsi ovunque sin dall'inizio. L'esplorazione è più libera ma meno guidata, quindi, tanto che Miyazaki sembra non aver perso la voglia di far prendere appunti al giocatore, che altrimenti si perderà tra le mille cose da fare e, ovviamente, la difficoltà costantemente medio alta del gioco. Elden Ring mantiene la caratteristica principale del genere cui appartiene: il livello di sfida estremo. In un certo senso, però, questo ultimo esponente dei Souls è comunque più accessibile: considerato che il livellamento delle abilità e delle armi del nostro personaggio avviene con l'esperienza e la raccolta di pietre evolutive, qui è più semplice scorrazzare in lungo e in largo in cerca di nemici da abbattere fino ad affinare maggiori capacità. Questo, beninteso, è l'unico "sconto" che viene fatto da Elden Ring al giocatore: per il resto, la schermata con su scritto "Sei morto" sarà ciò che vedrete più spesso durante le sessioni di gioco. Tuttavia, non mancano un paio di novità che bilanciano la presenza di alcuni dei nemici più difficili mai affrontati nella serie: le Evocazioni, che permettono di chiamare in soccorso dei guerrieri potentissimi di supporto, e le Ceneri della Guerra, oggetti che consentono di modificare le armi e assegnare loro abilità speciali. I livelli di personalizzazione sono così tanti da permettere una quantità di combinazioni impressionante, da abbinare alle dieci classi tra le quali si può scegliere. Sconfiggendo i nemici principali e ottenendo le Rune, si acquisiscono ulteriori abilità. Infine, un'altra novità è il salto: il Senzaluce può saltare e questo rivoluziona la modalità di combattimento e l'esplorazione. Un'azione davvero utile nel primo caso per schivare un attacco o infliggere un colpo, nel secondo per ricercare appigli, sporgenze o scoprire stanze nascoste.

Elden Ring è un gioco mastodontico: un minimo di ottanta ore per completare la quest principale, molte di più se si vuole esplorare ogni segreto e vedere ogni diverso finale. Alcune missioni secondarie durano ore e ore, altre portano alla scoperta di nuove regioni, altre ancora confluiscono nella questline intersecandosi e portandovi lontano dalla strada principale: Elden Ring, in questo senso, è il Souls dei Souls. C'è veramente tutto. Del resto, Elden Ring non è un open world "per modo dire" come tanti altri. Qui è sufficiente guardarsi intorno per trovare qualcosa da fare, e non c'è mai la sensazione di scelte di percorso obbligate. Tanto che solamente negli spazi chiusi, come i dungeon o i palazzi, si ha l'impressione di essere tornati ai corridoi dei giochi precedenti. Ma appena sconfitto il boss che si trova alla fine, non senza aver imprecato e sudato sette camicie, si esce all'aperto e si ha solamente l'imbarazzo della scelta su dove andare per procedere. Una sensazione che, finora, solo giochi del calibro di The Legend of Zelda: Breath of The Wild ci avevano dato. Ciò che più di ogni altra cosa sorprende in Elden Ring è la varietà: nessuna ambientazione è uguale all'altra, e anche dopo decine di ore di gioco ci si trova di fronte allo stupore dell'ignoto.

Indubbiamente, non essere per tutti a causa delle dimensioni intimidatorie e della difficoltà fuori scala non è un difetto quanto l'essenza stessa del gioco, che può non piacere. Ma Elden Ring si trova anche, pur nella sua maestosità, a dover fare i conti con qualche difetto veniale, in primis nel comparto tecnico. Compenetrazioni poligonali, un framerate a tratti incerto (soprattutto su PC), la gestione della telecamera che diventa di intralcio specialmente quando ci scontriamo con nemici giganti, l'esplorazione confusionaria in assenza di indicatori che spesso ci spinge a cercare affannosamente un luogo o un personaggio senza trovarli mai, la grafica ispirata nel design ma sicuramente non al top. Si tratta di sbavature, certo, soprattutto a petto della grandezza di un gioco che non delude quasi mai, specialmente se si è appassionati dei GdR senza pietà di FromSoftware. Per molti, non per tutti, eccezionale: Elden Ring è un'esperienza nella quale imbarcarsi con profonda pazienza e pronti a essere stupiti da un videogioco come non credevamo fosse possibile.

Formato: PS4, PS5 (versione testata), Xbox One, Xbox Series X|S, PC Editore: Bandai Namco Sviluppatore: FromSoftware Voto: 9/10

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