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Elettricità, Arera: "Nel 2021 per clienti domestici prezzi allineati a media area euro"

15 luglio 2022 | 14.01
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I prezzi medi dell’energia elettrica per i consumatori domestici italiani mantengono per il 2021 una posizione simile al 2020, allineati e leggermente inferiori alla media dei paesi dell’Area euro in termini di prezzi lordi, con un peggioramento in termini di prezzi netti, compensato dalla riduzione del peso di oneri e imposte. E' quanto emerge dalla relazione annuale 2022 dell'Arera.

Nel 2021, il differenziale dei prezzi lordi rimane elevato per la prima classe di consumo (< 1.000 kWh annui, +21% nel 2021, rispetto a +18% nel 2020) e torna a essere, se pur di poco, positivo per l’ultima classe di consumo (>15.000 kWh annui, +1% nel 2021 rispetto a -6% nel 2020); sono invece pressoché invariati rispetto all’anno precedente e leggermente più bassi rispetto l’area euro, i prezzi nelle fasce centrali: il differenziale di segno negativo delle tre classi di consumo centrali (tra 1.000 e 2.500 kWh annui, tra 2.500 e 5.000 kWh annui e 5.000 e 15.000 kWh annui sono rispettivamente -3%, -4% e -2%. Le prime due classi centrali (quindi per i consumi dai 1000 ai 5000 kWh) sono quelle dove si concentrano i maggiori consumi, coprendo rispettivamente il 38% e il 42% del totale dell’energia elettrica fatturata per i domestici nel 2021.

In termini di prezzi netti si verificano per la prima volta differenziali positivi rispetto all’Area euro per tutte le classi di consumo, superiori al 10% per la prima e per l’ultima classe (questa presentava l’anno precedente un differenziale negativo del -8%) e di poco inferiori al 10% per le tre classi di consumo centrali (che presentavano l’anno precedente differenziali compresi tra il +1% e il +3%).

Con riferimento ai principali paesi europei, nel 2021 la Germania si conferma, ancora una volta, il paese con i prezzi dell’energia elettrica più alti per il settore domestico, fatta eccezione per la prima classe di consumo. Rispetto all’omologo tedesco, il cliente domestico italiano continua a pagare prezzi finali decisamente inferiori, con un divario rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2020 per le classi 1000-2500 kWh e 5000-15000 kWh, pari a circa il -26% e invariato al – 28% per la 2500-5000 kWh; per l’ultima classe >15000 kWh i prezzi italiani perdono parte del vantaggio conseguito l’anno precedente, quando erano passati dal -11% al -28%, rimanendo di molto inferiori, ma in risalita al -19%.

Guardando alla classe di consumo intermedia (2.500-5.000 kWh/a) – rappresentativa del cliente domestico, in quanto oltre ad avere il maggior peso in termini di energia venduta (42%) include il cliente tipo normalmente di riferimento per l’Autorità – il prezzo lordo è aumentato del 5,5%, in linea con l’aumento medio dell’Area euro (+ 5,8%) e a fronte di incrementi più elevati negli altri paesi, tranne che in Francia. Sempre guardando ai valori al lordo delle imposte, le famiglie italiane con consumi in questa classe hanno pagato un prezzo di 23,10 c€/KWh che corrisponde al 28% in meno delle tedesche e al 10% in meno delle spagnole, ma al 16% in più delle francesi.

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