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Elezioni, costituzionalista Marini: "Impresentabili? Dubbi costituzionalità Commissione parlamentare antimafia"

09 ottobre 2021 | 17.37
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Giudizi impresentabilità ledono elettorato attivo e passivo e sono gravissima interferenza a pari dignità cittadini. Va ripensata normativa impresentabili o affidata a soggetti terzi

Elezioni, costituzionalista Marini:

I giudizi di impresentabilità emessi dalla Commissione parlamentare antimafia durante queste amministrative "hanno inciso sui diritti costituzionali dell'elettorato attivo e passivo", cioè di chi vota e di chi si candida. "Le funzioni della Commissione suscitano dubbi di costituzionalità per le modalità in cui viene svolta l'attività". Ne parla con l'Adnkronos Francesco Saverio Marini, costituzionalista, professore di Istituzioni di diritto pubblico all'Università di Roma Tor Vergata e vicepresidente del Consiglio di presidenza della Corte dei conti.

La formazione di liste di impresentabili "è un meccanismo pericoloso. La finalità è apprezzabile perché attraverso questa normativa si cerca di evitare infiltrazioni mafiose nella politica, ma in tal modo non si garantisce al candidato il diritto di difesa, né il principio del contraddittorio, sanciti dalla nostra Costituzione e si condiziona l'elettore nell'esercizio di un diritto costituzionale". Secondo il costituzionalista, è molto discutibile l'impostazione a monte: "Che un organo politico, qual è la Commissione, agisca a poche ore dal silenzio elettorale o a ridosso del voto è una gravissima interferenza sui diritti politici e sulla pari dignità dei cittadini. Vi è il rischio della gogna mediatica, senza che l’interessato possa difendersi in alcun modo. Un soggetto privato, se accusasse una persona di vicinanza ad ambienti mafiosi, finirebbe per risponderne per diffamazione, altrettanto non si dovrebbe consentire ad un organo politico. Esistono a tal fine i giudici, i processi e le sentenze, con tutte le garanzie costituzionalmente previste".

"A mio avviso - osserva il costituzionalista - la normativa andrebbe ripensata. La Commissione parlamentare dovrebbe confrontarsi con i partiti in un dialogo assolutamente riservato molto prima della presentazione delle liste. Tanto più che la legge Severino ha introdotto l’incandidabilità, che già è una misura preventiva, che si fonda su sentenze di primo grado e finisce per minare il principio costituzionale per il quale una persona non condannata in via definitiva non è mai considerata colpevole". Invece allo stato dell'arte "la Commissione parlamentare va oltre: è un organo politico che valuta sulla base di indizi. Se proprio si vuole conservare questo meccanismo delle liste di impresentabili sarebbe meglio affidarlo a soggetti terzi, come autorità indipendenti o organi giurisdizionali e consentire un contraddittorio con i soggetti interessati".

(di Roberta Lanzara)

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