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Elezioni Francia 2022, Darnis (Luiss): "Vedo vittoria Macron"

22 aprile 2022 | 17.14
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Lo storico francese, 'Le Pen prenderà pochi voti da sinistra, ma sopravviverà'

Lo storico Jean-Pierre Darnis
Lo storico Jean-Pierre Darnis

Emmanuel Macron si avvia a "vincere" il secondo turno delle presidenziali francesi domenica prossima, e probabilmente non in maniera "ultra-risicata" come qualcuno ha pronosticato. Tuttavia, non è affatto detto che Marine Le Pen otterrà un risultato "catastrofico". Certo, "tutto può succedere" e fare previsioni è sempre un rischio, ma gli elementi a disposizione finora portano in questa direzione, spiega all'Adnkronos Jean-Pierre Darnis, professore di Storia Contemporanea all'Università Luiss di Roma e all'Université Cote d'Azur di Nizza.

In questa campagna elettorale compressa dalla guerra in Ucraina, Macron per Darnis "ha fatto quello che doveva: una parte del pacchetto dei voti di Jean-Luc Mélenchon (il leader della France Insoumise, arrivato terzo al primo turno e quindi fuori dal ballottaggio, ndr) andrà nell'astensione, una parte su Macron e una parte veramente minore su Le Pen". E quindi, "questo va bene per Macron".

Perché, continua, il presidente in carica "ha già un enorme vantaggio: al centrosinistra, tra Socialisti e Verdi, si voterà Macron, ma anche una gran parte dei Républicains voterà per lui, mentre una piccola parte voterà Le Pen". La candidata della destra "intercetta i voti di Eric Zemmour, e non siamo nemmeno sicuri che li prenderà tutti, e quelli di Nicolas Dupont-Aignan, suppergiù il 10%".

Macron, prosegue Darnis, "prende anche lui circa un 10% tra centrosinistra e centrodestra; in più, secondo me, prende maggiormente voti dalla sinistra. O perlomeno, non avviene il travaso di voti dall'estrema sinistra a Le Pen, se non in modo minore. Quindi, Macron viene eletto". Anche perché, "al di là dell'aritmetica, si è mosso bene in questa campagna: è andato sul terreno, ha preso la sinistra e Le Pen sul serio".

Questa sera, il presidente chiude la campagna a Figeac, nel dipartimento del Lot, in Occitania, "che è la mia città d'origine e che conosco molto bene. E' una cittadina di 10mila abitanti, in una zona rurale. C'è una simbologia rurale, ci sono i Gilet Gialli e lui in modo simbolico chiude la campagna, perché ha capito bene le esigenze".

Pertanto, "secondo me vince lui domenica. Dobbiamo già proiettarci sul futuro, che arriva la settimana prossima: dimissioni del governo in carica, forte probabilità che Macron incarichi un nuovo governo con figure nuove, con un'apertura a sinistra e all'ambientalismo incarnata da alcune persone. Anche perché così se la gioca per le politiche, che arrivano tra un mese e mezzo".

Tenendo conto del fatto che fare previsioni è sempre un rischio, si aspetta un forte distacco tra Macron Le Pen? "Non lo so - risponde lo storico - certo gli ultimi sondaggi davano 57% a 43%" a favore di Macron, "che non è poco: stiamo andando verso il 60%-40%. Magari non sarà quello: certo, se è il 51% contro il 49%, allora si dirà che l'abbiamo scampata".

Ma, aggiunge Darnis, "ultimamente il trend sembrava diverso. Magari non sarà il 70%-30%, con tutti quanti contro l''orrenda' estrema destra come ai tempi di Jacques Chirac", che nel 2002 batté Jean-Marie Le Pen al ballottaggio con oltre l'82% dei voti, contro meno del 18% per il padre di Marine. "Ma secondo me - nota - non sarà nemmeno questa cosa ultra-risicata che molti hanno pensato o voluto vedere".

Ciò nonostante, per Darnis è difficile che Le Pen, anche se dovesse perdere, esca definitivamente di scena passando la mano ad altri: "Non è che per forza - osserva - da quel lato è previsto uno scenario catastrofico, anzi. Non vorrei affatto Le Pen al potere, ma lei potrebbe sopravvivere, anche perché ha un partito ben collaudato in alcune zone, che è uno dei più solidi in questo momento. Alla fine a Le Pen sta bene fare l'opposizione. E' contenta, denuncia e c'è tanta gente cui va bene così. E la nipotina, Marion Maréchal, che tutti pensavano facesse chissà che, non è che sia così apparsa in modo tale da suscitare un rinnovo. E nemmeno Eric Zemmour. Marine Le Pen - conclude - ha il marchio Le Pen", un brand valido, che "è dimostrato che può reggere", anche dopo la sconfitta del 2017.

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