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Elezioni in Venezuela, trionfa opposizione anti-chavista

07 dicembre 2015 | 09.32
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

Trionfo elettorale per l'opposizione anti-chavista alle elezioni parlamentari in Venezuela. Il Mud (Tavolo di Unione Democratica), coalizione di partiti di centrosinistra, ha conquistato almeno 99 dei 167 seggi in palio, mentre il Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv) del presidente Nicolas Maduro ne ha ottenuti solo 46. Il risultato praticamente definitivo (sulla base del 96% dei voti scrutinati), mette fine a 17 anni di egemonia degli chavisti in parlamento.

"Ha vinto la democrazia", ha detto Maduro ammettendo la sconfitta. Ma il successore di Hugo Chavez non ha rinunciato ad accusare gli avversari, con i quali non si è complimentato per il successo alle urne. La vittoria del Mud, ha detto, è frutto della "guerra economica" contro il suo governo" e di una campagna politica "sleale".

La schiacciante vittoria del Tavolo di Unione democratica (Mesa de la Unidad Democratica, Mud) segna la prima sconfitta del movimento socialista dal 1998, l'anno della prima vittoria elettorale di Hugo Chavez. Non solo. Con un'affluenza del 74,35%, la vittoria del Mud sembra anche sancire l'inizio della fine del 'Chavismo' e dell'esperimento socialista in Venezuela.

Dopo la scomparsa di Chavez nel 2013, il successore designato, Nicolas Maduro, ha dissipato in poco tempo il patrimonio di consenso popolare che la rivoluzione bolivariana, il cosiddetto "Socialismo del XXI secolo" fondato da Chavez, aveva saputo conquistare nel Paese. La stretta autoritaria imposta da Maduro all'opposizione, che a tratti ha superato perfino i momenti più bui dell'autoritarismo di Chavez (quest'anno uno dei leader dell'ala radicale del Mud, Leopoldo Lopez, è stato condannato a 13 anni di carcere), non è riuscita a nascondere agli occhi dei venezuelani la realtà del disastro economico e sociale nel quale da anni versa il Venezuela.

Con un'inflazione che viaggia oltre il 200 per cento, la scarsità di generi alimentari, il Pil che si è contratto del 10% rispetto al 2014 e una disoccupazione che per il 2016 è prevista oltre il 18%, anche le classi popolari, principale serbatoio di consensi del chavismo, hanno voltato le spalle a Maduro e al Psuv, il Partito socialista venezuelano. Il crollo del prezzo del petrolio, principale prodotto d'esportazione del Paese e fondamentale fonte di finanziamento per la macchina del consenso populista che ha sostenuto fino ad oggi il chavismo, ha dato la spallata finale al regime.

Maduro ha ammesso la sconfitta e affermato di "accettare" il verdetto del popolo, pur non rinunciando alla consueta retorica. "La contro-rivoluzione ha trionfato", ha detto, puntando il dito contro la "guerra economica" che a suo giudizio era stata scatenata dall'opposizione. Nel suo discorso, il presidente ha citato il famoso slogan di Che Guevara, "Hasta la victoria siempre". Ma più che un auspicio per future rivincite, il suo, proprio nel momento storico in cui Cuba si apre agli Stati Uniti e il Paese natale di Guevara, l'Argentina, ha eletto presidente il conservatore Mauricio Macri, è parso un epitaffio per l'esperimento socialista in Venezuela.

Spetta ora al Mud, l'alleanza di una ventina di partiti e movimenti che copre un vasto arco di posizioni politiche, dalla socialdemocrazia al neoliberismo, mettere in campo le ricette necessarie per dimostrare che ''oggi in Venezuela è iniziato il cambiamento", come ha annunciato il segretario generale Jesús Torrealba.

Un altro leader, Henry Ramos, prevede che alla fine i seggi per il Mud saranno 113 (su 167) e che Maduro non arriverà a concludere il suo mandato nel 2019. La coabitazione non sembra possibile e il presidente, anticipa Ramos, verrà rimosso con "strumenti costituzionali", come un referendum, una modifica alla Costituzione o, semplicemente, una dura opposizione parlamentare che lo spinga alle dimissioni.

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