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**Usa: analista russo Kortunov, 'non è detto Trump candidato favorito Cremlino'**

27 ottobre 2020 | 12.14
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Andrey Kortunov (Riac), 'il presidente russo preferisce trattare con leader forti in grado di mantenere gli impegni presi'

 - (AFP)
- (AFP)

E' tutt'altro che scontato che sia Donald Trump il candidato preferito dal Cremlino in vista delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. In una intervista all'Adnkronos, Andrey Kortunov, direttore generale del Consiglio russo per le relazioni internazionali di Mosca spiega che, "a fronte di un buon rapporto personale fra Vladimir Putin e Trump, di una visione simile del sistema internazionale, Putin considera Trump come un leader debole e a lui non piacciono i leader deboli".

"Preferisce avere a che fare con leader forti, autoritari, come Xi Jinping perché sono in grado di rispettare gli impegni presi". Insomma, il presidente russo non ama sentire parlare dei problemi", opposizione democratica, Congresso o altro, come quelle che ha presentato la sua controparte americana in questi anni per giustificare l'aggravarsi dei rapporti bilaterali con Mosca.

"Gli Stati Uniti, come su tutti i dossier di politica estera, terminano il loro percorso sulla scrivania di Putin, è lui a prendere la decisione finale, per quanti consigli possa aver ricevuto dai diplomatici, militari, intelligence". Anche se su questo tema possono avere opinioni diverse, "l'unica posizione che conta, sulla questione di chi la Russia preferirebbe vedere alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni, è quella del Presidente, che non è nota". (segue)

'situazione è diversa dal 2016, Biden non può aggravare ulteriormente sanzioni senza andare contro interessi Usa'

L'establishment politico russo "ha opinioni diverse, a seconda del dossier di cui si occupa". Chi segue la questione del controllo degli armamenti fa il tifo per Joe Biden. Per chi invece è impegnato sul'Ucraina, per esempio, il candidato democratico rappresenta una scelta più difficile. Perché potrebbe prendere decisioni più dure nei confronti di Mosca.

"Ma il fondo del barile (in termini di provvedimenti contro la Russia, ndr) è stato raggiunto in questi ultimi quattro anni. La situazione, con il candidato democratico alla Casa Bianca, sarebbe più o meno la stessa che con Trump".

La percezione dei due candidati in Russia nel 2016 "era diversa" rispetto a quest'anno. Hillary Clinton era considerata come una candidata con posizioni "molto dure" nei confronti di Mosca, si riteneva che chiunque fosse meglio di lei come Presidente dal punto di vista dei rapporti bilaterali.

Per quanto anche Biden abbia posizioni simili a Clinton, sul fronte delle sanzioni "sembra ora che gli Stati Uniti non possano fare altro: il costo di altre misure punitive sarebbe più alto per gli Usa e per l'economia globale. Biden sarebbe disposto a farlo? E' improbabile, soprattutto con altri fronti aperti come ora". Quattro anni fa inoltre a Mosca c'era l'aspettativa che Trump potesse cambiare le cose, ma questo non è accaduto", sottolinea Kortunov.

La proposta della Russia per estendere il Trattato per la riduzione degli armamenti strategici (Start) con il congelamento anche delle testate non incluse nell'accordo come richiesto dagli Usa, potrebbe, è vero, aiutare Trump, accusato, a ragione, di essere responsabile dello smantellamento del meccanismo per il controllo degli armamenti e per questo convinto dal suo staff a fare un passo nella direzione di un accordo con Mosca.

"Ma è anche vero che la Russia vuole fermamente l'estensione dello Start ed è pronta a dimostrare tutta la flessibilità possibile. Poi bisogna dire che potrebbe essere troppo tardi per arrivare a un accordo prima delle elezioni", conclude l'analista.

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