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Immigrati: emergenza al largo Thailandia, profughi costretti a bere urina

14 maggio 2015 | 15.36
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Sul peschereccio, rimasto alla deriva dopo essere stati abbandonato dall'equipaggio, circa 350 profughi, tra cui molte donne e bambini appartenenti all'etnia Rohingya che Indonesia, Malaysia e Thailandia hanno deciso di respingere. Almeno dieci i morti gettati in acqua.

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

I corpi dei morti gettati in mare e i sopravvissuti costretti a bere la loro urina. E' quello che hanno dovuto subire i circa 350 migranti Rohingya in fuga dal Myanmar, abbandonati senza cibo né acqua al largo della Thailandia. Sul peschereccio, rimasto alla deriva nel Mare delle Andamane per circa una settimana dopo che l'equipaggio se ne è andato disattivando il motore, almeno 10 profughi sarebbero morti e i loro corpi gettati in acqua.

Un corrispondente della Bbc che si è affiancato all'imbarcazione, ha riferito che si tratta di una "visione disperata". "Le persone ci chiedono cibo e acqua - ha raccontato Jonathan Head - Ci sono molte donne e bambini a bordo di un vecchio peschereccio completamente pieno di gente. Abbiamo visto persone bere la propria urina dalle bottiglie. Stiamo gettando loro acqua e tutto ciò che abbiamo a bordo".

La barca è stata individuata circa sei giorni fa da alcuni pescherecci thailandesi. I migranti, tra cui 50 donne e 84 bambini, hanno raccontato che si trovavano in mare da tre mesi. La loro situazione è diventata critica quando l'equipaggio li ha abbandonati vicino al confine tra Thailandia e Malaysia.

Rimorchiati prima in acque malesi e poi in quelle thailandesi, sono stati riforniti di acqua, cibo e cure mediche, ma non gli è stato concesso alcun approdo. Secondo quanto riferisce un ufficiale tailandese, i profughi non volevano sbarcare in Thailandia ma giungere in Malaysia o in Indonesia, quindi gli è stato lasciato proseguire il loro viaggio in quello che appare come una sorta "ping pong" umano.

Nei giorni scorsi oltre duemila persone sono arrivate in Indonesia e Malaysia ma le autorità dei due paesi hanno fatto sapere di non essere più disposte ad accogliere i barconi. Mentre la Thailandia, che ha annunciato un giro di vite contro le reti di contrabbandieri dopo la scoperta di decine di corpi in diversi campi abbandonati, ha deciso di convocare un summit di emergenza con i paesi coinvolti nel fenomeno dell'immigrazione irregolare.

I profughi, per la maggior parte, appartengono all'etnia Rohingya, in fuga dalle violenze della maggioranza buddista della Birmania o dalla povertà del Bangladesh. Proprio da questi due paesi parte la rotta che passa attraverso il golfo del Bengala e prosegue in Thailandia e in Malaysia. Un viaggio che dura diverse settimane e reso pericoloso dai contrabbandieri che dopo averli rapiti, li tengono in ostaggio fino al pagamento di un riscatto.

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